Liti temerarie, arriva la direttiva europea
Il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva Anti-Slapp dedicandola a Daphne Caruana Galizia
Il Parlamento europeo ha adottato ieri a stragrande maggioranza (546 favorevoli, 47 contrari, 31 astenuti) la direttiva Anti-Slapp, tesa a proteggere i giornalisti e gli organi di informazione da possibili liti temerarie e contenziosi abusivi.
«La Federazione europea dei giornalisti (Efj) si è unita alle organizzazioni della Coalizione contro gli Slapp in Europa (Case) nell’accogliere con favore un passo importante nella lotta contro gli Slapp (Strategic lawsuit against public participation), ma si rammarica del notevole margine di manovra lasciato agli Stati membri su diversi punti cruciali», si legge sul sito per la libertà d’informazione Articolo21.org.
Legge Dafne – si legge ancora -, (perché dedicata a Daphne Caruana Galizia – vittime di azioni Slapp c’è anche Andrew Caruana Galizia, figlio della giornalista maltese assassinata dopo aver subito oltre 40 denunce per il suo lavoro investigativo e Ana Gomes, diplomatica portoghese ed ex deputata del Parlamento Europeo, ricorda la federazione nazionale della stampa italiana) è importante perché «si è raggiunto un ulteriore livello di protezione per i giornalisti. Non esisteva una definizione di Slapp in Europa, ora ne abbiamo una: questo è importante per aiutare i tribunali a comprendere meglio gli Slapp», ha affermato il relatore Tiemo Wölken (S&D, Germania), in occasione della conferenza stampa successiva all’adozione in sessione plenaria del Parlamento europeo.
La direttiva adottata prevede garanzie per i giornalisti colpiti da denunce manifestamente infondate o da procedimenti giudiziari abusivi, in materia civile e con implicazioni transfrontaliere.
Queste includono procedure accelerate per archiviare i casi nella fase più precoce, il sostegno di terzi agli obiettivi durante i procedimenti giudiziari, sanzioni per i ricorrenti e risarcimenti per le vittime.
Questa direttiva si applica solo ai casi Slapp con una dimensione transfrontaliera, vale a dire «quando entrambe le parti sono domiciliate in Stati membri diversi».
Tuttavia, ricorda ancora Articolo21.org, nella fase finale dei negoziati, la definizione di «transfrontaliero» è stata ampliata per includere anche «altri elementi rilevanti per la situazione», indipendentemente dal mezzo di comunicazione utilizzato.
«Ad esempio, le informazioni di interesse pubblico pubblicate in un Paese, potrebbero essere considerate un elemento “transfrontaliero” in un altro paese ai sensi di questa direttiva. Spetterà ai tribunali nazionali e agli Stati membri applicare ampiamente questa definizione ai casi.
Tale aggiunta, per quanto incompleta, è stata una richiesta chiave della coalizione CASE che ha mappato i casi Slapp in tutta Europa dal 2011 ad oggi. Secondo la ricerca, solo meno del 10% dei casi identificati e controllati sono casi transfrontalieri classici. Una definizione rigorosa, secondo la quale la direttiva si applicherebbe solo agli obiettivi Slapp citati in un contesto puramente nazionale, non sarebbe riuscita a contrastare il crescente problema degli Slapp nell’Ue».
La responsabilità spetta ora agli Stati membri, ossia quella «di costruire sulle basi gettate dalla direttiva anti-Slapp e di elaborare una legislazione nazionale efficace che includa un ampio campo di applicazione per coprire anche i casi Slapp nazionali, solide garanzie in termini di meccanismo di licenziamento anticipato per filtrare gli Slapp, garanzie nella legislazione nazionale sul risarcimento dei danni, nonché una serie di strumenti non legali dettagliati nelle raccomandazioni della Commissione», ha affermato CASE in un comunicato stampa contenente l’analisi di tre articoli chiave.
Gli Stati membri avranno dunque due anni per conformarsi alla direttiva.