Lidia Poët. I talenti delle donne per il bene dell’umanità

A Milano intitolato alla prima donna avvocata in Italia un giardino di fronte al palazzo di giustizia

 

«Oggi rendiamo omaggio a una figura straordinaria, che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della giustizia del nostro Paese». Con queste parole il 23 febbraio Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, ha aperto la cerimonia che ha dedicato a Lidia Poët il bel giardino di fronte al palazzo di giustizia di Milano, in piazza San Pietro in Gessate.

 

Fra le numerose avvocate del foro milanese presenti ha preso la parola l’avvocata Daniela Trezzi, pronipote di Lidia Poët, con parole che hanno evocato la tenerezza delle memorie familiari ma anche la forza e la tenacia della sua prozia: «Osate essere» è un’espressione usata dalla stessa Lidia alla fine di una conferenza sulla condizione della donna nel mondo, un’espressione che ancora si tramanda in famiglia. L’avvocata Chiara Viale, autrice del libro Lidia e le altre. Pari opportunità di ieri e di oggi, ha ricordato un episodio che ben dimostra la generosità e l’onestà intellettuale di Lidia Poët, che non ha combattuto una battaglia solo per sé ma anche per tutte le donne e le avvocate che sarebbero venute dopo. Già anziana Lidia Poët fu in prima fila in Corte d’Assise a Torino ad assistere all’udienza che vedeva per la prima volta all’opera una penalista, Lina Furlan, difendere una giovane donna, brutalizzata dal padre e accusata d’infanticidio. «Lidia è attentissima – racconterà poi Lina in un’intervista – e alla lettura del dispositivo con cui la cliente viene assolta, ormai minuta e fragile, va verso di lei e l’abbraccia, con un gesto liberatorio per entrambe».

 

A confermare l’estrema attualità di una pioniera che non si è lasciata intimidire dalle discriminazioni, ha chiuso la cerimonia il brillante monologo di Lella Costa, che ha insistito su quanto valorizzare i talenti femminili e battersi per i diritti delle donne non debba essere fatto «per una questione di corporativismo ma per il bene dell’umanità».

 

«Rendere omaggio a una figura bellissima della nostra storia recente non deve far dimenticare la quantità di talenti femminili che ancora oggi spesso trovano ostacoli a emergere e ogni volta che si mortifica, non si valorizza, non si dà spazio a emergere a un qualunque talento delle donne, si sprecano energie e risorse». «Dietro alla battaglia di Lidia Poët, alla sua straordinaria intelligenza e alla sua determinazione è giusto ricordare che c’era una famiglia e una cultura, una visione del mondo». «Mi sento legata a Lidia, legata a lei per questo senso di passaggio di testimone e di responsabilità – ha proseguito l’attrice –: praticamente ogni giorno, in qualche parte del mondo, c’è qualcuno che cerca di erodere qualche diritto». E sulla parola diritto e sulla parola responsabilità c’è ancora molto da dire, ha concluso Lella Costa, «tenendo ben saldo il ricordo, la testimonianza e la gratitudine verso le donne che come Lidia Poët hanno permesso di essere qui oggi ma sapendo anche che queste battaglie sono un patrimonio da difendere».