«Non sarà la violenza a portare alla pace»

Importante viaggio a  Gersualemme per una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese. Gli incontri con il presidente palestinese Abbas e quello israeliano Herzog

 

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) il pastore Jerry Pillay e la delegazione che lo accompagna si sono incontrati con lo sceicco Azzam Khatib, direttore del Waqf islamico (Opera di beneficienza) a Gerusalemme il 18 febbraio, ribadendo l’impegno del Cec a mantenere Gerusalemme come città di tutte e tre le religioni abrahamiche.

 

Parte di una visita di una settimana in Terra Santa – un’espressione di solidarietà in ciò che sta accadendo in Israele e Palestina, nonché del lavoro in corso del Consiglio ecumenico per la pace giusta e duratura nella regione – l’incontro con lo sceicco Azzam Khatib è stato incentrato sulla situazione dei cristiani e dei musulmani a Gerusalemme oggi, tra la guerra in corso e l’occupazione militare.

Lo sceicco Azzam Khatib ha descritto la situazione odierna a Gerusalemme, anche in vista delle recenti richieste da parte dei politici israeliani di limitare i fedeli arabi-israeliani sul monte del tempio durante il Ramadan quest’anno.

 

Il Cec ha costantemente ammonito contro iniziative che minacciano la delicata serie storica di relazioni, diritti e obblighi racchiusi negli accordi di status quo che regolano l’accesso alle aree sacre e che rischiano ulteriori destabilizzazioni della situazione a Gerusalemme e nella Terra Santa, ha osservato Pillay.

«Il Cec è profondamente preoccupato dai rapporti secondo cui il governo di Israele può imporre ulteriori restrizioni eccezionali ai fedeli arabi all’Haram al-Sharif a Gerusalemme durante il mese sacro del Ramadan. Tali misure sarebbero profondamente provocatorie, nonché violazioni dei principi della legge internazionale sui diritti umani relativi alla libertà di religione o credenza e dell’accordo storico di status quo nella vecchia città di Gerusalemme», ha detto Pillay.

«Chiediamo al primo ministro Netanyahu di astenersi dall’imporre tali restrizioni provocatorie e ingiustificate che aggiungerebbero carburante a una situazione già infiammata, dobbiamo incoraggiare la coesistenza di tutte e tre le religioni abramitiche in Terra Santa», ha concluso Pillay.

 

Il giorno seguente, 19 febbraio, la delegazione ha incontrato il presidente palestinese Mahmoud Abbas a Ramallah, in Cisgiordania, invocando la fine del «ciclo apparentemente infinito di violenza e sofferenza».

Il presidente Abbas ha elogiato gli sforzi compiuti dal Consiglio ecumenico per sostenere il popolo palestinese per ottenere la loro libertà e indipendenza, evidenziando il ruolo importante nel tentativo di alleviare la sofferenza del popolo palestinese.

Il presidente ha informato la delegazione degli ultimi sviluppi nel territorio palestinese occupato e a Gaza, e ha sottolineato l’immediata urgenza per un cessate il fuoco.

Ha inoltre rimarcato la necessità di obbligare Israele a fermare gli attacchi ai santuari e alle proprietà islamiche e cristiane a Gerusalemme est e in Cisgiordania.

 

Il segretario generale ha osservato il ruolo e il mandato del Consiglio ecumenico nell’ascolto e nel fare da cassa di risonanza per le voci e le testimonianze delle chiese e dei partner in Terra Santa, e ha affermato l’impegno costante a lavorare per la pace per tutte le persone.

Pillay ha sottolineato l’urgenza per i partner internazionali e le autorità politiche nel lavorare insieme per un intervento strategico al fine di trovare una via per fermare e prevenire ciò che sta accadendo a Gaza al momento.

Il presidente Abbas ha affermato che il suo governo è pronto a partecipare ai processi di dialogo con il governo israeliano per stabilire un futuro pacifico e stabile per tutte le persone.

La delegazione del Cec ha incontrato anche la leadership del comitato presidenziale palestinese per gli affari della chiesa di Ramallah per discutere il ruolo dei cristiani nella regione e l’importanza di mantenere lo status quo con Gerusalemme come città di tre religioni.

 

Il giorno seguente, ieri 20 febbraio, il presidente israeliano Isaac Herzog ha ricevuto formalmente il segretario generale Pillay per discutere dell’attuale situazione in Israele e Palestina e della guerra a Gaza.

In una conversazione molto franca, leale e cordiale, i due leader hanno concordato sull’importanza di lavorare per un cessate il fuoco e sul ruolo delle religioni nel contribuire a creare un mondo in cui esistano pace, sicurezza e protezione per tutte le persone e per la creazione, un mondo che Dio desidera e vuole per noi.

 

Pillay ha espresso la sua preoccupazione per la perdita di oltre decine di migliaia di vite umane a Gaza, la maggior parte delle quali donne e bambini, ha ribadito la posizione del Cec secondo cui la violenza e le guerre non sono il modo per cercare soluzioni, e ha sottolineato la necessità del dialogo per porre fine alla guerra e creare un futuro migliore per tutte le persone in Israele e Palestina.

Il segretario generale ha anche sollevato questioni legate alla libertà di religione e alle pratiche religiose, facendo riferimento ad un recente rapporto sulle ulteriori restrizioni che saranno imposte dal governo israeliano durante la celebrazione musulmana del Ramadan. Pillay ha fatto riferimento anche alle informazioni condivise con lui durante l’incontro con i capi delle Chiese sul trattamento irrispettoso da parte di alcuni giovani estremisti israeliani. Il presidente israeliano ha riconosciuto che tale trattamento irrispettoso sta accadendo ed è certamente inaccettabile e verrà affrontato.

 

Pillay ha ribadito la necessità che le religioni, nel contesto della guerra e della violenza, proclamino con coraggio un messaggio alternativo di pace e speranza mentre cercano di guarire e riconciliare un mondo distrutto e sofferente.

L’incontro si è concluso con una nota positiva, chiedendo collaborazione nel lavorare verso un cessate il fuoco e nell’affrontare questioni climatiche, ambientali e di sicurezza alimentare come parte dell’intento di fornire sostegno umanitario nel contesto di Israele e Palestina.

 

«Come comunità mondiale di chiese, continuiamo a esprimere  le nostre preghiere per la fine della guerra, la guarigione delle ferite profonde e il rispetto per la vita e i diritti umani», ha affermato Pillay. Ha aggiunto: «Comprendiamo le complessità e le sfide in questo contesto e sappiamo che non è un compito facile trovare soluzioni praticabili e giuste, ma dobbiamo, non possiamo pensare che la violenza consentirà la pace, non sarà così. Esortiamo tutte le parti a e le potenze interessate a cercare un cessate il fuoco immediato e ad avviare dialoghi per stabilire giusta pace, sicurezza e protezione sia in Israele che in Palestina. Chiediamo alla comunità internazionale, in particolare ai leader politici, di sostenere questi sforzi e di agire con urgenza».

 

 

 

Foto di Berthold Werner – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6429995