Radio resilienza

La Giornata mondiale della radio è stata istituita dall’Unesco per celebrarne l’invenzione. E… che invenzione!

 

Oggi è la Giornata mondiale della radio, istituita dall’Unesco per celebrare uno tra i più più rassicuranti strumenti di comunicazione, di informazione e di intrattenimento, resiliente al tempo delle evoluzioni tecnologiche e ai sistemi digitali. Innovazioni che invece di indebolirla l’hanno rafforzata. Il web, infatti, è il luogo d’ascolto prescelto dai giovani. I podcast (le trasmissioni radio diffuse via Internet e scaricabili e archiviabili su lettori Mp3 o smartphone) oggi diffusi in rete e dalle stesse radio, sono ascoltati e scaricati mensilmente da 11,1 milioni di persone.

 

L’invenzione della radio è legata a due nomi in particolare: l’italiano autodidatta Guglielmo Marconi (1874 – 1937) e il fisico russo Aleksandr Stepanovič Popov (1859 – 1906).

 

Entrambi lavorarono alla realizzazione e alla messa a punto di uno strumento analogo, in grado di inviare e ricevere segnali a distanza.

 

Il primo servizio radiofonico risale al 23 febbraio 1920 in Gran Bretagna e la prima radiocronaca sportiva è dell’11 aprile 1921. Nel 1922 nasce in Gran Bretagna la più antica radio del mondo tuttora esistente: la Bbc.

 

Il 6 Ottobre del 1924 è la volta dell’Italia, con la prima trasmissione radiofonica (per la Rai, dunque, 100 anni di radio). La voce scelta per intriodurre le prime trasmissioni rimarrà, per sempre, quella di Maria Luisa Boncompagni.

 

C’è un luogo che conserva questa memoria condivisa e collettiva: il Museo della Radio e della televisione di Torino  presso la sede Rai in via Verdi e dove tutto cominciò; un luogo concepito durante il lockdown e re-inaugurato nel settembre 2020. Oggi il Museo della radio e della Tv è tra i più visitati in Italia.

 

«La radio, ossia la conversazione, la conduzione: mai come in questi anni si sta dimostrando un mezzo non soltanto resistente, ma persino il più adatto all’età dei social media», ricorda in un bel libro, La radio nella rete, il giornalista e conduttore Giorgio Zanchini.

 

«Oltre a essere agile, elastica, economica e assai più semplice di altri media, la radio è per sua natura multimediale, partecipativa, relazionale, e perciò particolarmente consona all’ecosistema internet. La sua vera forza – prosegue Zanchini – deriva dal suo nucleo, il suo cuore, ciò che la definisce e distingue: la parola e l’ascolto, la voce e l’udito. Anche nel caotico, straripante mondo della rivoluzione digitale, in cui siamo investiti dalle informazioni a ciclo continuo, abbiamo bisogno di quest’esperienza quasi primaria, moderna eredità di una pratica eterna: un gruppo di persone che parlano e si ascoltano; che conversano, si scambiano idee, informazioni, ragionamenti.

 

Il paesaggio contemporaneo pone però anche sfide insidiose per la radio. La frammentazione, la velocità, il mondo-flusso delle notifiche sugli smart-phone lasciano spazio per una radio di ascolto serio, per il confronto approfondito, per una civile discussione?», si chiede e ci chiede Zanchini.

 

Anche le chiese evangeliche comunicano grazie alla radio, lo fanno a livello nazionale sin dagli anni cinquanta con il programma (rubrica del Tgr Rai) Culto evangelico e trasmesso da Radio Rai Uno, che ancora oggi va in onda la domenica mattina alle 6.35. Programma nato alla fine della Seconda guerra mondiale, era il 1951. Dal 1967, ossia dalla nascita della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), la trasmissione è gestita a livello nazionale dal Servizio Comunicazione (Sc) ed è curata dal pastore Luca Baratto. Alla predicazione, svolta a rotazione da pastori e laici delle varie chiese evangeliche italiane, seguono un notiziario dal mondo evangelico e rubriche di attualità, ecumenismo, interculturalità. Ogni settimana, i testi dei sermoni e delle rubriche sono disponibili sulle pagine del settimanale Riforma – Eco delle valli valdesi.

 

Il programma dapprima e per tanti anni trasmesso alle 7,30 del mattino, da qualche anno si può ascoltare un’ora prima: «Le 6.35 – rileva Luca Baratto – rappresentano un orario particolarmente mattiniero, ma fanno comunque parte del prime time antimeridiano di Radio1 – spiega –. I nostri fedeli ascoltatori non ci fanno mai mancare il loro sostegno e continuano a seguirci come hanno sempre fatto in passato».

 

Era il 1983 quando si cominciò a parlare di una radio evangelica in Val Pellice, in provincia di Torino.

 

«L’idea – ricorda il direttore Matteo Scali – traeva ispirazione dall’esperienza di Radio Trieste Evangelica, legata alla chiesa metodista ma con un impianto laico,  inserito nel tessuto sociale della città. L’Associazione culturale, intitolata a Francesco Lo Bue (professore e pastore valdese impegnato nella Resistenza) fa nascere nel 1984 Radio Beckwith Evangelica nella torretta dell’ex convitto di Torre Pellice con il primo rudimentale studio.

 

La radio comincia a trasmettere il 1° novembre del 1984, quest’anno, infatti, – chiosa Scali – celebriamo i suoi primi quarant’anni. Sin dall’inizio la scelta del nome cade su quello di John Charles Beckwith, l’ufficiale dell’esercito inglese che nella prima metà dell’Ottocento aveva lanciato la sfida dell’istruzione costruendo decine edifici scolastici e contribuendo al rinnovamento didattico e dell’aggiornamento dei maestri. La sfida di Radio Beckwith Evangelica (Rbe) – prosegue Scali – è quella di raccogliere e interpretare quel ragionamento su come fare cultura e informazione, in modo laico e aperto al mondo, che affondi le radici in un’identità evangelica e protestante.

 

La radio – conclude  – è un mezzo, sia a livello locale sia globale, in grado di costruire comunità e di raggiungere le persone nel centro e nella periferia; dunque capace di favorire i processi di partecipazione tenendosi sempre al passo con la contemporaneità. Uno strumento attraverso il quale è possibile venire a contatto con mondi musicali, sociali e culturali spesso sconosciuti. Dove l’alterità e la scoperta di mondi nuovi è un valore a prescindere dalle profilazioni e dalle “bolle” che avvolgono la nostra vita».

 

Anche le chiese avventiste hanno il loro Network radiofonico di radio avventiste (Rvs), Radio Voce della speranza, affiliato dal 1971 al circuito radiofonico internazionale di Adventist World Radio (AWR), portavoce del messaggio della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno. Trasmette in Fm i servizi di culto da stazioni situate in località italiane, tra le quali la sede principale è Firenze (voci storiche quelle di Roberto Vacca e Claudio Coppini).

 

Rvs ha anche alcune stazioni Dab nelle province di Firenze, Milano, Imperia, Roma, Latina, Arezzo, Bergamo, Brescia, Caserta, Cremona, Genova, Napoli e Siena, un servizio streaming via internet e app e irradia il proprio palinsesto anche via satellite HotBird (11.642 Mhz), oltre che sulla piattaforma Tivùsat.

 

Anche Radio voce nel deserto  di Rovigo, per citare solo alcune radio evangeliche presenti in Italia, è un’esperienza importante vicina alla chiesa evangelica battista della città.

 

«Era l’epoca d’oro della radio. Parliamo del lontano 1978, quattro anni dopo la nascita delle prime radio libere. Radio Voce nel Deserto nasce nell’ambito della Chiesa Evangelica di Rovigo, con il contributo dato dai numerosi giovani della comunità e grazie al prezioso aiuto (anche economico) del Pastore Giuseppe Lulich e di sua moglie Agnese.

 

«Le prime trasmissioni  – ricorda Fiorella Civardi – erano semplici e spontanee; c’era un piccolo mixer, qualche microfono, alcuni dischi in vinile e un mare di cassette. I programmi erano prevalentemente basati sull’Evangelo e consistevano nella lettura e spiegazione della Bibbia, nella proposta di musica cristiana e musica classica. Gli studi di trasmissione erano delle normali stanze, senza pretese, in cui rumori e disturbi erano all’ordine del giorno. Il rapporto con gli ascoltatori attraverso la radio era intenso e frequente – prosegue – perché la radio era la novità di quegli anni e Rvd parlava con un linguaggio semplice, alla portata di tutti. Nel corso degli anni Radio Voce nel Deserto, ora Radio Rvd, ha cercato di rimanere al passo con i tempi e le consuete trasmissioni in diretta sono state affiancate a trasmissioni via satellite, notiziari nazionali e programmi preconfezionati i quali hanno forse migliorato la professionalità della radio, ma sicuramente ci hanno fatto rimpiangere la freschezza e spontaneità delle prime trasmissioni improvvisate in diretta. Oggi utilizziamo strumenti moderni e l’elettronica e l’automazione sono diventate componenti fondamentali dei nostri studi di trasmissione e per il lavoro quotidiano della radio».

 

Tra le Associazioni di radio evangeliche ricordiamo il Coordinamento delle radio evangeliche in Italia (Crei)

(coordinamento di radio nato in seno alla Fcei , oggi di fatto superato dall’evoluzione e dalla crescita delle singole emittenti associate) e  la Fare: Federazione di associazioni radio evangeliche e il Circuito della radio aderenti alle Assemblee di Dio in Italia (Adi) .