La notizia che con la legge Costa non sapremmo

Un video ripreso dalle telecamere di un istituto penitenziario di Reggio Emilia mostra le violenze di alcuni agenti di polizia penitenziaria contro un detenuto

 

L’inchiesta sulle torture nel carcere di Reggio Emilia racconta un altro mondo, ben diverso da quello dorato della kermesse canora di Sanremo. Fra le prove prodotte dalla Procura, ora a disposizione di tutte le parti, c’è un video che rimanda alla durissima realtà di molti istituti di detenzione italiani, nel caso specifico quello di Reggio Emilia.

 

Nel video, registrato dalle telecamere di sicurezza interne, si vede un detenuto essere colpito e messo a pancia a terra incappucciato con una federa, picchiato ripetutamente con pugni al volto e ai fianchi.

 

Un vero e proprio pestaggio, al difuori di tutti i protocolli di sicurezza; l’aggressione è avvenuta il 3 aprile 2023 in un corridoio del carcere di Reggio Emilia ai danni di un 40enne detenuto tunisino, ora parte offesa nel procedimento a carico di dieci agenti di polizia penitenziaria, otto dei quali accusati di tortura.

 

Il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) che a luglio scorso aveva applicato la misura cautelare dell’interdizione dal servizio, parla di un episodio «brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto».

 

In queste ore è stato inevitabile (di fronte alle immagini divulgate) che molti ministri dicessero la loro. Tutte parole di condanna, alcune tuttavia, stridono con le decisioni legislative che si stanno prendendo.

 

«Provo sdegno e dolore, sono immagini indegne per uno Stato democratico. In attesa che la magistratura ricostruisca i fatti e accerti le responsabilità voglio sottolineare come sia stata la stessa polizia penitenziaria a svolgere le indagini, su mandato della Procura.

L’amministrazione penitenziaria tutta è la prima ad auspicare che si faccia luce fino in fondo sulla vicenda: siamo impegnati a garantire la legalità in ogni angolo di ogni istituto», ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

 

Forse, senza accorgersi che la notizia da lui prontamente commentata non gli sarebbe giunta come lettore, se fosse già stata in vigore la legge (da lui difesa) che vieta la pubblicazione di atti giudiziari prima dell’udienza preliminare e ancora, che vieta di riportare frasi testuali (come quelle del giudice delle indagini preliminari – Gip) e, peggio ancora, di poter pubblicare atti di prova come il video che ha scandalizzato lo stesso Ministro.

 

Lo scorso marzo, poi, è stata depositata una proposta di legge abrogare il reato di tortura recentemente introdotto nell’ordinamento italiano (nel 2017) dopo un tormentato iter parlamentare. A presentarla, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, con prima firmataria Imma Vietri.

 

Intanto, grazie alle leggi tuttora vigenti è stato possibile apprendere la notizia di quelle che ancora possono essere considerate delle vere e proprie torture. Anche per questo, il Garante nazionale dei detenuti ha avviato verifiche sul caso specifico.

 

Al di là dell’inchiesta della Procura il Garante nazionale punta ad approfondire le circostanze e il contesto complessivo in cui è emerso il singolo caso, mentre il garante detenuti dell’Emilia Romagna parla di «metodi illegali» e il Ministro dell’Interno dice che quanto è emerso finora, sia «inaccettabile».

 

P.s.: ricordo che la pubblicazione di questa notizia violerebbe i principi che si vorrebbero introdurre con la riforma Costa