L’incontro e la cura

Un giorno una parola – commento a I Samuele 17, 18 

 

Ascolta la meditazione:

 

Isai disse a Davide: «Porta anche questi dieci formaggi al comandante del loro migliaio; vedi se i tuoi fratelli stanno bene e riportami un segno da parte loro»

I Samuele 17, 18 

 

Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo che era paralizzato, e cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a Gesù

Luca 5, 18

 

La frase ascoltata è del padre di Davide, futuro re d’Israele, che lo manda a verificare che i suoi fratelli, in guerra, stiano bene. Ma questa frase, nel testo biblico, è preceduta dalla raccomandazione che il padre fece a Davide: portati dieci forme di formaggio non solo per i fratelli ma da condividere con gli altri. Davide deve andare sul posto per vedere, capire, rimanendo un po’ con i suoi fratelli. Poi dovrà tornare per riferire al padre. 

 

Tremila anni dopo Davide, l’incontro fisico non è più una necessità esclusiva. Oggi non c’è più bisogno di andare sul posto, magari lontano, per potersi incontrare. Per farlo c’è il cellulare, il computer. Gli incontri li possiamo svolgere stando a casa. La pandemia del Covid ci ha abituati a partecipare ai culti tramite la rete. Entrando in un mondo virtuale che, non dimentichiamolo, racchiude reazioni reali. Non sempre positive. La rete va governata da parte di chi la usa per non esserne governati. La fisicità dell’incontro non sostituisce l’incontrarsi in rete, che è solo una diversa modalità d’incontro. 

 

A proposito di fisicità, il secondo testo proposto dal Lezionario Un giorno una parola, tratto dall’evangelo di Luca recita: «Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo che era paralizzato, e cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a Gesù» (Luca 5, 18) Ci sono uomini che portano in barella un paralitico perché possa deporre la propria disperazione davanti a Gesù. Per consentirglielo i trasportatori – visto che con il lettino non riuscivano a farsi largo tra la gente – salgono sul tetto, spostano le tegole e calano e dall’alto il paralitico di fronte a Gesù. È solo un dettaglio ma rivelatore di una cura che non si arrende di fronte ad improvvise difficoltà. 

 

Non basta la buona volontà, bisogna mettersi in gioco con intelligenza, umanità, coraggio. Riuscire a curare le relazioni cogliendo bisogni e attese è certamente  difficile. Specie se s’ignora che a salire sul tetto il Signore ci dà una mano, sempre che gliela chiediamo. Amen.