Mare aperto

Una serie di incontri a Pinerolo (To) intorno alla Settimana per l’unità dei cristiani

 

Un titolo significativo, per un’esperienza non scontata: il mare aperto è quello del confronto con le culture estranee alla chiesa; infatti il sottotitolo è «Pluralità di orizzonti per (non?) credenti». L’occasione è un ciclo di incontri organizzati a Pinerolo dalla diocesi e dalla chiesa valdese, intorno alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «Ci è parso importante – dichiara Sabina Baral, membro della Commissione per l’ecumenismo, il confronto e il dialogo con le altre fedi della Chiesa valdese di Pinerolo – osare esplorare terreni nuovi e interloquire con persone che, almeno apparentemente, appaiono distanti da una ricerca di fede o vivono la propria pietà personale al di fuori dei contesti istituzionali. Del resto, talvolta, è proprio quando abbandoni gli ormeggi e ti tuffi in mare aperto, accettando il rischio, che si possono aprire spiragli di trascendenza. Dio ci spiazza, è sempre là dove non penseremmo di trovarlo ma per incontrarlo bisogna prima di tutto dare credito al reale, abbracciare la complessità del mondo e dell’animo umano, senza preclusioni o pregiudizi».

 

Così si aprono questi “varchi”: venerdì 19 gennaio (ore 20,45 alla Sala Bonhoeffer in via Trieste 44/ via Arsenale 8 a Pinerolo), S. Baral dialoga con Annalena Benini, neodirettrice del Salone del libro di Torino, sul tema «Possiamo desiderare?», mentre venerdì 26 (stesso luogo e orario), il vescovo di Pinerolo Derio Olivero dialoga con Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena (dal nome della Pieve toscana che accoglie ospiti in cerca di spazi e giorni di riflessione), sul tema «Dove cerchiamo risposte?».L’incontro del 1° febbraio con Vittorio E. Parsi è rinviato a data da destinarsi». Ultimo incontro, quello del 9 febbraio, ancora al tempio valdese, con S. Baral e Gipo Di NApoli, leader della band “Bandakadabra”, sul tema «Diavolo o acqua santa?».

 

Tutti i temi hanno un punto interrogativo, ma con una certezza di base: «Una serie di incontri organizzati tra chiesa catolica e chiesa valdese, un qualcosa costruito insieme, è già di per sé una bella cosa. Ma in genere parliamo di ecumenismo, o di dialogo con le altre fedi, sempre nell’ambito delle persone che “credono”; in maniera diversa, ma credono – dice il vescovo Olivero –. Abbiamo ritenuto che fosse bello “andare oltre”, con qualcuno che non crede, perché il mondo è composto in maggioranza di non credenti. Questo approccio è dunque rispettoso della realtà, ma in più ci costringe a uscire dai nostri mondi e a farci interrogare dal mondo che ci sta intorno, un tentativo di essere all’altezza dell’epoca che viviamo».