L’obiezione di coscienza che non piace all’Ucraina
Cosa succede con i cristiani pacifisti che si rifiutano di impugnare le armi?
«L’Ucraina viola palesemente i diritti umani degli attivisti per la pace e degli obiettori di coscienza»: è intitolato così il comunicato stampa congiunto diffuso a fine anno dall’Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza (Ebco), da War Resisters’ International (Wri), da International Fellowship of Reconciliation (Ifor) e dall’organizzazione tedesca Connection e.V., che insieme hanno espresso profondo rammarico e grave preoccupazione per «le continue vessazioni nei confronti degli attivisti per la pace e degli obiettori di coscienza».
Così il sito di informazione religiosa svizzera “Voce Evangelica” dà voce a un tema tragico e attuale ricordando che le organizzazioni esprimono grave preoccupazione per il disegno di legge sulla mobilitazione n. 10378 del 25.12.2023, che impone pene severe a chi «evade la leva» senza alcuna eccezione per gli obiettori di coscienza, e accolgono con favore l’annunciato esame da parte del Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino sulla costituzionalità di tale legge.
Le quattro organizzazioni esortano l’Unione Europea (Ue) a garantire che il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza, in quanto salvaguardia vitale dei valori e dei principi democratici in un momento di emergenza nazionale causato dall’aggressione russa, sia considerata «una condizione necessaria per l’adesione dell’Ucraina all’Ue durante i prossimi negoziati», ricordando che «il diritto all’obiezione di coscienza è riconosciuto, tra l’altro, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (articolo 10 – Libertà di pensiero, coscienza e religione)».
Cinque sono i casi – con nome e cognome – apportati dalle quattro organizzazioni, che dimostrerebbero come l’Ucraina non abbia alcuna remora a perseguire e condannare a pene detentive anche i più palesi obiettori di coscienza.
Le quattro organizzazioni fanno notare che l’Ucraina aveva co-sponsorizzato la Risoluzione 51/6 del Consiglio dei diritti umani del 2 ottobre 2022 sull’obiezione di coscienza al servizio militare, che tra l’altro invita gli Stati a «salvaguardare la libertà di espressione di coloro che sostengono l’obiezione di coscienza».
Inoltre, chiedono all’Ucraina di revocare immediatamente la sospensione del diritto umano all’obiezione di coscienza.
Chiedono inoltre all’Ucraina di revocare il divieto per tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese e altre pratiche di applicazione della coscrizione incompatibili con gli obblighi dell’Ucraina in materia di diritti umani, tra cui le detenzioni arbitrarie dei coscritti e l’imposizione della registrazione militare come prerequisito per la legalità di qualsiasi relazione civile come l’istruzione, l’occupazione, il matrimonio, la sicurezza sociale, la registrazione del luogo di residenza, ecc.
Le organizzazioni chiedono alla Russia al contempo di rilasciare immediatamente e incondizionatamente le centinaia di soldati e civili che si oppongono all’impegno in guerra e che sono illegalmente detenuti in una serie di centri nei territori ucraini occupati dalla Russia.