Quando il giornalista in guerra muore

Con l’uccisione di Mustafa Abu Thraya e Hamza Dahdouh sale a 109 il numero dei giornalisti uccisi dallo scorso 7 ottobre

 

Con l’uccisione di Mustafa Abu Thraya e Hamza Dahdouh sale a 109 il numero dei giornalisti uccisi dallo scorso sette ottobre dall’esercito israeliano.

«Quella in atto a Gaza è una strage di operatori dell’informazione senza precedenti», scrive sul sito per la libertà d’informazione Articolo21.org, la giornalista Antonella Napoli, direttrice della rivista Focus On Africa.

 

 «Oltre ai due reporter, in queste ultime ore ha perso la vita anche un portavoce di Hamas, Ali Salem Abu Ajwa […] 

I due giornalisti stavano viaggiando in macchina da Khan Yunis verso Rafah, mentre Ajwa è morto in un attacco aereo a Gaza». 

Hamza, poco più che ventenne, era il figlio del reporter di Al Jazeera, Wael Al-Dahdouh che «qualche settimana prima aveva saputo in diretta mentre era in collegamento da un ospedale appena bombardato, che una parte della sua famiglia era rimasta uccisa da una bomba che aveva colpito la loro casa», ricorda Napoli. 

 

120 sono i giornalisti e gli operatori dei media (tra questi undici donne) uccisi nel 2023, lo ha annunciato la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) lo scorso 31 dicembre. Quattro di loro hanno perso la vita in Europa: tre in Ucraina e uno in Albania.

«Il nostro pensiero  – ha affermato il segretario generale dell’Ifj Anthony Bellanger – va alle famiglie dei giornalisti e ai nostri colleghi delle redazioni mondiali che piangono la morte di colleghi uccisi semplicemente per aver svolto il proprio lavoro. Anche se ricordiamo sempre ai giornalisti che nessuna storia vale la loro vita, ci sono troppe situazioni in cui vengono deliberatamente presi di mira per nascondere le storie e limitare il diritto del pubblico a sapere. È un diritto democratico dei cittadini essere debitamente informati; è responsabilità dei governi garantire che i giornalisti siano protetti nel riferire in modo indipendente. Le cifre mortali di quest’anno illustrano quanto ci sia bisogno di uno strumento internazionale vincolante che obblighi gli stati ad adottare meccanismi chiave per proteggere la sicurezza e l’indipendenza dei giornalisti».

 

Quest’anno scriveva ancora l’Ifj lo scorso 31 dicembre, il 68% dei giornalisti e degli operatori dei media uccisi nel mondo, sono stati uccisi nel conflitto di Gaza.

Settantacinque giornalisti palestinesi, quattro israeliani e tre libanesi sono stati uccisi a causa della guerra a Gaza, mentre tre operatori dei media sono stati uccisi in Siria.

Nella regione Asia-Pacifico, sono stati uccisi 12 giornalisti, in India (3), Afghanistan (2), Filippine (2), Bangladesh (2), Pakistan (2) o Cina (1). Nel Nord e nel Sud America nel 2023, sono stati uccisi 10 giornalisti, tre messicani, un paraguaiano, tre guatemaltechi, un colombiano, un honduregno e un americano.

In Africa, ricorda l’Ifj sono stati otto gli omicidi: Camerun (2), Sudan (1), Lesotho (1), Mali (1), Somalia (1), Mozambico (1), Nigeria (1).

In Europa, 3 giornalisti e operatori dei media uccisi in Ucraina e 1 operatore dei media in Albania.