L’amore di Dio per noi

Un giorno una parola – commento a I Giovanni 4, 10

Ascolta la meditazione:

Benedici , anima mia, il Signore. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità
Salmo 103, 2-3
In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati
Giovanni 4, 10

La relazione tra Dio e noi nasce in Dio, nasce da Dio, dalla sua decisione di grazia di inviare suo figlio nel mondo. In Gesù – come dice il verso precedente a questo – “si è manifestato l’amore di Dio per noi”.
La relazione tra Dio e noi è ciò che chiamiamo “fede”. La fede nasce dalla scoperta di essere amati, amate da Dio e per rimanere nella fede, cioè per rimanere in questa relazione, abbiamo bisogno di riscoprire ogni giorno che Dio ci ama.
E chi è che ci fa riscoprire quotidianamente che Dio ci ama? La sua Parola, contenuta nella Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento. Essa è la voce che Dio fa giungere fino a noi per dirci che Egli ci ama.
«In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi…». Dio ci ha amati per primo; noi, nella migliore delle ipotesi, amiamo per secondi; il nostro incostante e molto imperfetto amore per Dio è la nostra fragile risposta al suo amore che non viene meno.
L’amore di Dio è arrivato fino al “sacrifico propiziatorio per i nostri peccati”, un’affermazione che, utilizzando il linguaggio del culto sacrificale, vuole dire che Dio non solo ha mandato suo figlio nel mondo, ma lo ha dato, nel senso che lo ha messo nelle mani di noi umani, che lo abbiamo respinto e crocifisso. Il termine sacrificio ci rimanda alla croce su cui Cristo è morto per noi.
“Per i nostri peccati” significa che Dio ha deciso di rispondere alla nostra colpa e al rifiuto che gli opponiamo non con la condanna, ma con la misericordia.
Il nostro peccato è palese, il “no” che opponiamo a Dio e alla sua volontà è evidente; ma a questo “no” Dio risponde con il suo “sì” che ci raggiunge in Gesù Cristo. La croce è quindi al tempo stesso il segno più alto del nostro “no” a Dio e del “sì” di Dio a noi.
E il “sì” di Dio è più forte del nostro “no”, di tutti i nostri “no”. Questa è la nostra salvezza ed è la certezza che dona senso e speranza alla nostra vita. Amen.