Diventare persone: una sfida alla teologia
Il contributi siu alcune teologhe femministe nell’ultimo libro di Elizabeth Green
Il libro di Elizabeth Green Dio, il vuoto e il genere* va dritto al cuore dell’annuncio cristiano: l’opera di Gesù Cristo, nel quale Dio diventando uomo si è svuotato. Questo annuncio è una buona notizia o, al contrario, non lo è affatto?
L’opera è strutturata in tre parti. Nella prima parte, Green chiarisce i termini del problema mostrando come il paradosso cristiano dello svuotamento appaia assai problematico per alcune teologhe. Nella seconda parte, l’autrice espone il pensiero di varie teologhe a partire dall’assunto che lo svuotamento divino diventa pensabile solo a partire da sé. Nella terza parte volge la sua attenzione alla spiritualità con un’incursione nel dialogo cristiano-buddista. Se Atanasio scriveva che Dio era diventato uomo affinché gli esseri umani diventassero divini, l’argomento di Elisabeth Green si muove in un’altra direzione: come diventare persone secondo il paradosso proposto da Gesù.
Il tema del libro, allora, è diventare persone e il suo disegno complessivo può essere apprezzato come lo sviluppo critico di un’ellisse che prende forma a partire da due testi biblici: Filippesi 2, 5-11 e Marco 8, 34s. Il primo su Cristo Gesù il quale, pur essendo in forma di Dio, spogliò sé stesso divenendo simile agli uomini; il secondo, nel quale Gesù chiede ai suoi discepoli di rinunziare a sé stessi, di perdere la propria vita per salvarla. Il paradosso cristiano appare in tutta la sua stridente evidenza: com’è possibile salvare la propria vita rinunziando a sé stessi, addirittura spogliandosi di sé?
Se da una parte, il Nuovo Testamento pone in evidenza un legame tra lo svuotamento di Cristo e la richiesta di Gesù a rinunciare a sé stessi e a perdere la propria vita, d’altra parte, proprio Gesù insegna a pregare per il pane quotidiano (Mt 6, 11). Ma se intendiamo la richiesta del pane quotidiano in forma estensiva, ovvero come tutto ciò che fa parte dei nostri bisogni (come suggerisce Martin Lutero), come si articola la relazione tra la petizione di Gesù di soddisfare i bisogni umani e la richiesta di perdere la propria vita?
Green mostra molto chiaramente come la richiesta di perdersi, che discenderebbe dallo svuotamento di Dio, sia una richiesta estremamente problematica per le donne tanto che la teologa Daphne Hampson afferma lo svuotamento di Dio non solo non serve, ma è dannoso. Il sillogismo: Gesù si svuotò, dunque anche tu devi perdere la tua vita dimostra, secondo la Hampson che cristianesimo e femminismo sono incompatibili. L’autrice, tuttavia, non rinuncia a venire alle prese con il paradosso cristiano che continua ad affascinare generazioni di cristiani e di cristiane. Detto ciò, il suo libro può essere letto a tre livelli: a un livello sistematico, a un livello spirituale e a un livello esistenziale.
A livello sistematico, il libro è un’antologia critica di alcune teologhe contemporanee: da Rosemary Radford Reuter a Sarah Coakley, passando da Daphne Hampson a Sallie McFague e Marcela Althaus-Reid. Elizabeth Green ha il merito di presentarci queste teologhe, per lo più protestanti, poco note o del tutto sconosciute che entrano così nei dibattiti teologici, negli studi biblici e, in generale nelle riflessioni delle nostre chiese.
A livello spirituale, ci introduce, a esempio, all’opera di Sarah Coakley e alla sua proposta sulla preghiera e ci invita a intraprendere un confronto con la spiritualità buddista.
A livello esistenziale, il volume esorta gli uomini a ripensare la propria maschilità e a ridefinirla a partire dallo svuotamento. Parafrasando l’inno di Filippesi 2: perdere la propria immagine universale della maschilità per ricostruirla di nuovo, ridefinendola in modo plurale e in relazione a un potere che si esprime come potere per le altre e per gli altri.
Tra le teologhe presentate da Elizabeth Green c’è Anna Mercedes, teologa luterana che ricorda che la Croce è innanzitutto il luogo dove Dio si rivela. La Croce non è un esempio da seguire per arrivare laddove Cristo è, bensì è il luogo dove Gesù si manifesta laddove noi siamo: nelle miserie, nei dolori e nelle sofferenze della nostra umanità. Gesù si è svuotato della sua divinità a nostro favore, è questo il significato più profondo di Marco 10, 45.
Lo svuotamento di Dio, allora, è la manifestazione della potenza di Dio che si palesa come il potere che ci è affidato affinché diventiamo delle persone impegnate perché il numero più ampio possibile di creature possano godere del proprio benessere. In questo senso il cuore dell’annuncio cristiano rimane una buona notizia.