«Diventare una chiesa per tutti, nonostante la guerra»
Il racconto della situazione a Odessa nelle parole del pastore Gross della Chiesa luterana tedesca in Ucraina
Si è conclusa ad Ulm (Germania), la quarta sessione del 13mo Sinodo generale della Chiesa Evangelica Luterana Unita in Germania (VELKD).
Nella giornata conclusiva, Olexandr Gross, pastore della Chiesa Evangelica Luterana tedesca in Ucraina (DELKU), ha spiegato che, dopo l’inizio delle ostilità con la Russia, almeno il 60% dei membri di chiesa nella zona di Odessa sono stati perduti.
La DELKU è una chiesa di minoranza in Ucraina. Comprende oggi circa 1000 membri di chiesa in 24 comunità.
Naturalmente questa situazione ha richiesto che le attività delle comunità si concentrassero sull’aiuto sociale e sul sostegno ai bisognosi.
«Oggi più che mai abbiamo l’opportunità di non essere una chiesa tedesca estranea ad altre culture, ma di diventare una chiesa per tutti» ha dichiarato Gross.
«Questa considerazione – aggiunge il pastore – vuol far riflettere sulla presenza luterana in stretta relazione non solo con le proprie origini, ma col contesto nel quale si trova. Oggi più di ieri è necessario essere vicini a quella maggioranza di persone che le chiese aiutano e alle quali offrono i propri servizi».
Gross ha parlato delle necessità di rompere lo stereotipo esistente sul ruolo della chiesa nella società. Non solo come riferimento per la vita spirituale dei propri membri di chiesa ma, soprattutto, come spazio di accoglienza, ascolto, sostegno.
La guerra in Ucraina ha spinto la DELKU ad organizzare servizi di aiuto rivolti ad un 95% di persone che non sono membri di chiesa. Dall’assistenza pastorale alla fornitura di cibo, medicine e beni di prima necessità.
Fino alla supervisione pomeridiana e ai compiti per i bambini i cui genitori sono traumatizzati dalla guerra o vittime di forme più o meno gravi di dipendenze.
«Dio è la nostra forza, Dio è la nostra speranza, Dio è tutto per noi in Ucraina», ha sottolineato Gross consapevole della sfida cui anche la DELKU è chiamata.
I cristiani devono perciò essere «testimoni dell’amore di Dio in mezzo all’odio che la guerra ha portato», ha ribadito.
«Mentre tutti cercano di salvare se stessi e i propri cari, noi insegniamo a riconoscere anche i bisogni degli altri. Continuiamo con coraggio il nostro lavoro quando la paura toglie la forza alle persone. Mostriamo forza dove c’è impotenza e apatia. Viviamo di fede e di speranza laddove è difficile per le persone vedere un futuro luminoso. Siamo forti nel Signore. Non sappiamo cosa accadrà dopo, ma siamo fiduciosi che saremo con Lui fino alla fine».