Le leggi anti-conversione nel mondo

Sono ben 46 paesi ad avere in vigore una legge nazionale che limita la libertà di un individuo di abbandonare o cambiare religione

La Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha pubblicato un rapporto sulle leggi anti-conversione – Anti-Convertion Laws Compendium – preparato dall’International Christian Concern(ICC), un’organizzazione cristiana ecumenica, non governativa e apartitica, con sede a Washington, DC, impegnata dal 1995 nella difesa dei diritti umani dei cristiani perseguitati.

Il rapporto (che può essere letto in inglese integralmente qui) documenta le 73 leggi nazionali anti-conversione presenti nel mondo. In totale, 46 Paesi hanno in vigore almeno una legge nazionale anticonversione, pari a quasi il 25% dei paesi a livello globale. Sono documentati quattro tipi di leggi nazionali anti-conversione: leggi anti-proselitismo, leggi sul matrimonio interreligioso, leggi sull’apostasia e leggi sulla documentazione dell’identità. Il rapporto spiega come ciascuna tipologia viola il diritto internazionale sui diritti umani, limitando la libertà di un individuo di abbandonare o cambiare religione. Il rapporto fornisce anche un’analisi globale e regionale delle leggi anti-conversione, evidenziando le somiglianze tra loro.

I ricercatori dell’ICC – Jay Church, McKenna Wendt e Colton Grellier – affermano che a destare maggiore preoccupazione sono le leggi sull’apostasia, che proibiscono esplicitamente la rinuncia pubblica alla propria religione o fede. Queste leggi esistono in sette paesi, tra cui Brunei (piccola nazione situata nell’isola del Borneo, ndr.) e Yemen, dove la conversione al cristianesimo può significare una condanna a morte.
Le leggi contro il proselitismo cercano di limitare la crescita delle religioni minoritarie come il cristianesimo. Queste leggi vanno dal divieto dell’attività missionaria alla limitazione dell’incoraggiare gli altri ad abbandonare la propria religione. Di tutte le leggi presenti nel rapporto, le leggi anti-proselitismo hanno il numero più alto, con 33 paesi che lo vietano.

Le leggi sul matrimonio interreligioso vengono utilizzate per regolare o limitare la conversione. Queste leggi vietano ai membri di religioni diverse di sposarsi o richiedono che qualcuno si converta a un’altra religione per sposarsi. In paesi come l’Algeria e la Malesia, alle donne musulmane è vietato sposare un uomo non musulmano.
Infine, alcuni governi utilizzano la documentazione di identità per impedire alle persone di cambiare religione su documenti o documenti rilasciati dallo stato. Queste leggi possono obbligare gli individui a rivelare la propria religione o ad assegnare loro una religione senza il consenso dell’interessato. Consentono inoltre ai governi di negare la documentazione di identificazione degli individui basata sulla religione.

Attraverso il rapporto dell’USCIRF, i ricercatori dell’ICC hanno voluto illustrare un quadro più completo del panorama legale globale anti-conversione. Si spera che questo lavoro di ricerca non solo faccia luce sulla questione degli ostacoli legali alla conversione, ma incoraggi anche i governi di tutto il mondo a riconsiderare i limiti che stanno ponendo al diritto dei loro cittadini alla conversione.