Essere luce nel Signore

Un giorno una parola – commento a Efesini 5, 8

Ascolta la meditazione:

La rivelazione delle tue parole illumina; rende intelligenti i semplici
Salmo 119, 130

«In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce»
Efesini 5, 8

Nel commento al versetto di ieri abbiamo visto cosa significa vivere la propria vita senza la conoscenza di Gesù Cristo. Ma dopo, abbiamo imparato ad uniformarci alla nuova vita in Cristo, abbiamo appreso un nuovo stile di vita, per cui possiamo aggiungere che con il battesimo portiamo a compimento questo processo di maturazione della fede, rinascendo a nuova vita. Infatti moriamo al peccato con Adamo, ma rinasciamo a nuova vita con il Cristo risorto. Ecco, adesso con il versetto di oggi è come se affermassimo le stesse cose: prima, quando eravamo ancora dei peccatori tendenti più al male che al bene, ci era più facile agire nel buio che nascondeva i nostri misfatti, i nostri complotti. Ma poi siamo diventati discepoli e discepole di Cristo e quindi ci siamo riscattati da quelle colpe provenienti dall’egoismo umano (la “carne” di Paolo) e dalla legge, e abbiamo abbracciato le opere della luce che ci vengono illustrate in abbondanza e che siamo chiamati a condividere con il prossimo. In una parola siamo diventati dei veri cristiani. Ma cosa significa questo, che il male non potrà più scalfirci? No, assolutamente. Non è questo il senso della conversione, della teshuvahebraica (letteralmente “ritorno”) o metanoia dei Greci, ma i peccati del convertito sono pur sempre commessi nella consapevolezza che porta alla confessione e alla richiesta di perdono a Dio. «È cristiano chi non cerca più salute, salvezza e giustizia in se stesso, ma solo in Gesù Cristo… Vive interamente della parola di Dio pronunciata su di lui, della sottomissione al giudizio di Dio nella fede, sia che questo lo dichiari colpevole sia che lo dichiari giusto» (Vita comune – Il libro di preghiera della Bibbia, in Opere di Dietrich Bonhoeffer 5, Queriniana, Brescia 1991, 18s.). Lo stesso M. Lutero afferma, infatti, che il credente è “ giusto e peccatore allo stesso tempo”. Pertanto da questa fede scaturiscono, per opera dello Spirito, opere di bontà, di giustizia e di verità. Amen.