Querele bavaglio: ecco i numeri del record italiano
L’Italia ha il record europeo di azioni legali temerarie contro i giornalisti, pari ad un quarto di tutte quelle presentare nell’Unione Europea
L’Italia ha il record europeo di azioni legali temerarie contro i giornalisti, pari ad un quarto di tutte quelle presentare nell’Unione Europea. Gli autori spesso sono politici, gli stessi che, se querelati, si fanno scudo dell’immunità parlamentare (vedi alla voce Salvini).
I dati sono contenuti nel rapporto dell’Eprs, che è l’Ufficio studi del Parlamento europeo. Numeri non inattesi, anzi diversi osservatori, in primis Articolo 21 liberi di…, da anni denunciano l’effetto perverso di tale fenomeno sia sui giornalisti che sul diritto dei cittadini ad essere informati. L’Efj (la Federazione dei giornalisti europei) ha più volte acceso i riflettori sul caso delle querele bavaglio in Italia.
Adesso abbiamo i numeri. E sono impietosi. Dal primo gennaio 2022 al 31 agosto 2023 in Italia si sono registrati 47 casi di Slapp (acronimo di azioni legali usate allo scopo di silenziare le voci critiche), pari al 25,5% del totale europeo; dopo l’Italia si piazza la Spagna con il 17% del totale e poi la Grecia con il 12,8%, Francia e Bulgaria con il 1o% ciascuna. Chi sono gli autori delle azioni temerarie in Italia? I politici e i funzionari pubblici in primis (42,6% del totale), poi le aziende (21,3%), avvocati (10,7%).
Le “vittime” privilegiate delle querele bavaglio sono, naturalmente, i giornalisti, per il 44,1% dei casi, poi ci sono le cosiddette organizzazioni non governative, ma di molto staccate (13,7%). Se vogliamo restare all’analisi nominale delle ultime querele bavaglio emerge con chiarezza ciò che indicano i numeri. Basti pensare che querele per diffamazione sono state depositate nelle procure dalla premier Giorgia Meloni (all’epoca in cui era parlamentare), dal ministro Matteo Salvini e annunciate da esponenti istituzionali del calibro del Presidente del Senato Ignazio La Russa, del ministro della difesa Guido Crosetto e della la ministra del turismo Daniela Santanché. Circa le querele di importanti gruppi economici, uno che ne vale molti altri: l’Eni.
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