Periodo sperimentale per liturgie per coppie omosessuali
È quanto è stato votato dal Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra dopo ampio e controverso dibattito
Mercoledì pomeriggio in tutte e tre le Camere (vescovi, clero e laici) del Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra, riunito alla Church House a Londra nei giorni scorsi, è stata approvata la mozione finale in cui si afferma che il Sinodo «riconosce i progressi compiuti dalla Camera dei Vescovi nell’attuazione della mozione su Vivere nell’amore e nella fede (LLF) nel febbraio 2023… e incoraggia la Camera a proseguire il suo lavoro di attuazione». Dunque, la Chiesa anglicana ha dato il via libera a liturgie che assomigliano alle nozze gay, che rimangono su base volontaria: nessun pastore anglicano è obbligato a celebrarle.
L’iter per introdurre queste “Preghiere di amore e di fede” per celebrare l’unione di coppie omosessuali stabili, già unite civilmente dalla legge britannica, approvate dalla Chiesa di Stato inglese lo scorso febbraio, rimane lungo, fino al 2025. E complesso, perché richiede consultazioni con ogni diocesi e la maggioranza di due terzi in ognuna delle tre camere del Sinodo che, in questo momento, non esiste. Nel frattempo però è stata introdotta una “scorciatoia” attraverso un emendamento – proposto dal vescovo di Oxford, Steven Croft – che propone un periodo sperimentale così che le nuove celebrazioni potranno partire anche già tra qualche settimana.
L’emendamento di Croft ha ottenuto una maggioranza risicata nelle tre Camere che compongono il Sinodo (100 pastori contro 93; 104 laici contro 100 e 23 vescovi contro 10) e la Chiesa ha rischiato di dividersi. Proprio com’era successo lo scorso febbraio, quando il Sinodo aveva dato il via libera alle nuove liturgie, sempre con una maggioranza limitata, di 250 voti a favore e 181 contrari, e le camere di laici e pastori divise quasi a metà.
Entrambe le parti contrapposte durante il dibattito di mercoledì, che è durato ben nove ore, hanno lamentato scontento: i favorevoli all’introduzione delle Preghiere di amore e fede lamentano che le proposte equivalgono a “briciole” e sostengono che i vescovi abbiano ceduto alle pressioni dei conservatori; i rappresentanti dei gruppi “Anglican Orthodox” e “Global South Fellowship of Anglican Churches” hanno invece criticato i vescovi per l’opacità delle loro decisioni ribadendo il loro deciso no alle unioni omosessuali alla luce di un approccio “letterale” alla Bibbia.
Il dottor Croft, intanto, in un’intervista al Church Times ha detto di essere “sollevato” dal fatto che il suo emendamento, e la mozione nel suo insieme, siano stati approvati, e che la Chiesa sia «ancora sulla buona strada affinché ci siano cambiamenti significativi in termini di inclusione radicale».
Il vescovo di Londra, Sarah Mullally, che ha guidato per sei anni il processo di consultazione su identità e sessualità chiamato Living in love and faith (Vivere nell’amore e nella fede), che ha coinvolto migliaia di fedeli anglicani e ha cercato di aprire uno spazio di dialogo e dibattito che consenta alla Chiesa di Stato inglese di rimanere unita, pur nelle profonde divisioni che l’argomento unioni omosessuali scatena, in conclusione dei lavori del Sinodo ha dichiarato: «La verità è, come abbiamo visto ancora una volta oggi, che la Chiesa di Inghilterra non ha un’opinione unica su questioni di sessualità e matrimonio e dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per trovare uno spazio dove possiamo vivere con le nostre differenze perché siamo convinti che è quello che Dio ci chiede di fare».
La mozione approvata così recita: «Questo Sinodo, consapevole che la Chiesa non è unanime sulle questioni sollevate da Vivere nell’Amore e nella Fede, che ci troviamo in un periodo di incertezza e che molti nella Chiesa da tutte le parti sono profondamente feriti in questo momento, riconosce i progressi compiuti dalla Camera dei Vescovi verso l’attuazione della mozione approvata da questo Sinodo nel febbraio 2023, e incoraggia la Camera a continuare il suo lavoro di attuazione e chiede alla Camera di considerare che alcuni culti autonomi per le coppie dello stesso sesso possano essere resi disponibili per l’uso, eventualmente in via sperimentale, nei tempi previsti dalla mozione approvata dal Sinodo nel febbraio 2023».