Nel Regno Unito dichiarato illegale il piano di deportazione delle persone migranti verso il Ruanda

Ennesima bocciatura per la criticatissima norma. Il plauso della Chiesa di Scozia allo stop

La Corte suprema del Regno Unito il 15 novembre ha dichiarato illegale il “piano Ruanda” voluto dal governo britannico, all’interno della sua stretta sull’immigrazione irregolare, per il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo. 

La norma è stata oggetto di feroci critiche a vari livelli. Lo stesso arcivescovo di Canterbury Justin Welby lo scorso maggio in una audizione alla Camera dei Lord non aveva esitato a definire la proposta di legge «isolazionista, moralmente inaccettabile e politicamente impraticabile». Sull’ultimo punto era stato buon profeta dunque data la bocciatura.

Alcune settimane dopo in una lettera pubblicata sul Times altri vari leader della Chiesa d’Inghilterra avevano criticato l’accordo.

La Corte Suprema è la corte di ultima istanza nelle cause civili e penali e si occupa dei casi di maggiore importanza pubblica o costituzionale che riguardano l’intera popolazione in quanto massima Corte d’Appello del Paese.

A stretto giro è arrivato il plauso della Chiesa di Scozia per questa presa di posizione. Emma Jackson, responsabile del programma Vita pubblica e giustizia sociale della Chiesa di Scozia, ha dichiarato: «La Chiesa di Scozia accoglie con favore la decisione della Corte Suprema di impedire la deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda. Il piano proposto sarebbe stato una violazione dei nostri obblighi in materia di diritti umani e avrebbe messo a rischio la sicurezza delle persone in fuga da guerre e persecuzioni. Ci opponiamo a qualsiasi tentativo da parte del Regno Unito di negare le proprie responsabilità internazionali e di non svolgere il proprio giusto ruolo nella cura dei rifugiati».

La promessa del premier britannico Rishi Sunak di fermare gli sbarchi di migranti sulle coste inglesi, con lo slogan “stop the boats” (Stop alle navi), ha dunque subito una battuta d’arresto.

«Incoraggiamo il governo a prestare attenzione a questa sentenza e a riconsiderare il suo approccio alla politica di asilo e di rifugiati – continua la Chiesa di Scozia in un comunicato -. Il Regno Unito ha una lunga e orgogliosa storia di accoglienza di persone bisognose di protezione. Tuttavia queste protezioni sono minacciate dall’Illegal Migration Act, che se pienamente attuata criminalizzerebbe le persone bisognose di protezione internazionale e scaricherebbe le nostre responsabilità su altre nazioni. Ribadiamo l’appello lanciato dai leader religiosi di tutta la Scozia ad abrogare la legge e a istituire invece un sistema di asilo giusto ed equo che accolga coloro che hanno bisogno protezione e rispetto della loro dignità. Ciò rappresenterebbe una trasformazione per il benessere delle persone richiedenti asilo e le renderebbe libere di dare un contributo positivo alle comunità in cui vivono. Come persone di fede, ci sforziamo di accogliere lo straniero, di offrire ospitalità, di amare, proteggere, ascoltare, imparare e mostrare compassione. Stiamo insieme ai rifugiati perché è quello che siamo».