Inarrestabili i crimini contro i giornalisti

Il 2 novembre è la Giornata mondiale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti indetta dall’Onu nel 2013

«Chi ha ordinato l’uccisione di Anna Politkovskaja, Jamal Kashoggi, Arshad Sharif, Javier Valdez, Martinez Zogo e di tutti gli altri giornalisti i cui omicidi rimangono impuniti?

In occasione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini commessi contro i giornalisti, oggi, 2 novembre, l’Ifj (International Federation of Journalists) chiede ai governi di tutto il mondo di condannare, indagare e arrestare coloro che uccidono, molestano e intimidiscono i giornalisti», scrive Anna Del Freo su Articolo21.org.

I governi dovrebbero, «anche emanare una legislazione chiara e applicabile per proteggere la sicurezza dei giornalisti. Dall’adozione del Piano d’azione delle Nazioni Unite sulla sicurezza dei giornalisti e la questione dell’impunità nel 2012, che mirava a creare “un ambiente libero e sicuro per i giornalisti e gli operatori dei media”, oltre 26 risoluzioni sono state adottate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dalla Conferenza Generale dell’Unesco e dal Consiglio dei Diritti Umani. Nonostante questo, 68 giornalisti sono stati uccisi nel 2022 e l’Ifj teme che il bilancio delle vittime di quest’anno sarà ben più alto con i conflitti in corso in Ucraina e Israele-Palestina».

Infatti, secondo il Committee to Protect Journalists sul suo sito web, «al 30 ottobre 2023 gli operatori dei media che hanno perso la vita nel conflitto Israele-Gaza sono trentuno. Ventisei palestinesi e quattro israeliani e uno libanese. Inoltre, otto giornalisti sarebbero rimasti feriti, mentre altri otto sono tuttora dispersi o arrestati», ricorda il sito delle Federazione nazionale della stampa italiana, (Fnsi).

Solo un mese fa Valigia Blu denunciava che erano già «15 giornalisti uccisi in Ucraina, da quando la Russia ha iniziato l’invasione su larga scala nel febbraio 2022». Per questo, la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), ha invitato l’Unesco a fare «tutto il possibile per proteggere i giornalisti e chiedere che le parti in conflitto riducano la violenza, che provoca solo vittime civili e quella dei giornalisti», che tentano di raccontare al mondo ciò che in quelle zone, e nel mondo in guerra, avviene.

Oggi, 2 novembre, dunque è la giornata giusta per chiedere di «porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, indetta dall’Onu nel 2013 e dedicata alla memoria dell’omicidio di due giornalisti francesi nel Mali proprio quell’anno. Quattro anni prima, più di trenta giornalisti erano stati uccisi nel massacro di Maguindanao, nelle Filippine, in quello che è stato l’attacco mortale contro i giornalisti più grave della storia».

Anche in Italia, ricorda l’agenzia di stampa Agi «l’impunità per i reati contro i giornalisti è scesa del 4,7% in tre anni, passando dal 96,7% del 2019 al 92% del 2022, un tasso che resta tremendamente ancora alto, pur migliorando», lo fa citando i dati resi noti dall’associazione Ossigeno per l’informazione onlus che monitora le intimidazioni e le minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti.

Il tasso d’impunità fornito da Ossigeno, «è calcolato sul numero degli operatori dell’informazione che hanno subito intimidazioni e per i quali l’osservatorio ha verificato e certificato che hanno agito nel rispetto della legge e della deontologia professionale».

Nel 2022 l’associazione ha censito 322 cronisti minacciati di morte, di violenze fisiche ma anche intimiditi dalle tante «querele temerarie», ossia lo strumento preventivo e oneroso (diffusosi nel tempo) per spaventare o dissuadere chi denuncia il malaffare o cerca la verità in città o aree del Paese controllate dalla criminalità».

Martedì 7 novembre alle ore 20, si terrà l’audizione richiesta a Sigfrido Ranucci dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai per parlare di Report, la trasmissione diretta dal giornalista (allievo di Roberto Morrione).

La richiesta di convocare il giornalista è scattata dopo la puntata di Report sull’eredità di Berlusconi. L’associazione Articolo21 liberi di… ha per questo promosso con notevoli adesioni una «passeggiata» romana come presidio di vicinanza al programma, per sostenere la libertà di stampa e per contrastare l’utilizzo delle querele temerarie. L’appuntamento è al Pantheon alle 19,30, martedì 7 novembre.