Londra. “Operazione perdono”

L’iniziativa, promossa dall’organizzazione London City Mission, offre ai ragazzi nelle scuole percorsi di formazione nella gestione delle emozioni come alternativa al ricorso alla violenza

Dopo la straziante morte della studentessa quindicenne Elianne Andam, accoltellata da un suo coetaneo il 25 settembre scorso nel quartiere londinese di Croydon, la pastora Efrem Buckle dell’organizzazione cristiana London City Mission, in un’intervista a Christian Today, ha parlato dell’importante ruolo che le chiese possono compiere nell’aiutare i giovani a scegliere un percorso alternativo alla violenza. In particolare, la pastora Buckle ha illustrato l’Operazione Perdono, progetto della LCM nato su iniziativa della famiglia di Zac, un ragazzo morto accoltellato nel 2010 quando aveva solo 15 anni. Persone che sono state loro stesse vittime del crimine, formano volontari delle chiese che poi vanno nelle scuole a lavorare con i giovani: si parte dalla condivisione del racconto della propria storia e dell’esperienza della perdita di un proprio caro, per poi proporre, attraverso il perdono, un percorso di rigenerazione.

Molto spesso i giovani hanno difficoltà ad affrontare le proprie emozioni, i traumi e le esperienze negative, che vengono prima represse e poi espresse con rabbia. Nei momenti in cui si trovano ad affrontare un rifiuto o qualche tipo di offesa, si sentono ignorati o mancati di rispetto, la rabbia si può esprime in modi del tutto sproporzionati rispetto alla situazione contingente. Dare dunque ai giovani l’opportunità di comprendere cosa il perdono significhi può aiutare a disinnescare sentimenti di rabbia e frustrazione, o traumi e ferite in modo da imparare a gestirli senza ricorrere alla violenza. In questo senso, l’Operazione Perdono è un’iniziativa di intervento preventivo che cerca di aiutare i giovani a riflettere su come autoregolarsi prima di decidere di portare con sé un coltello o di usarne uno, in modo da scegliere un’alternativa al ricorso alla violenza.
Dopo questa fase di riflessione, i ragazzi hanno la possibilità di comunicare in modo creativo il percorso di perdono e il loro impegno a gestire in maniera nonviolenta le relazioni e i conflitti con i loro coetanei. «È estremamente potente e ci sono state tante persone, anche insegnanti, che si sono commosse fino alle lacrime per la storia della morte di Zac, per come la sua famiglia ha intrapreso il percorso verso il perdono e per come ora stanno aiutando gli altri a vincere la violenza con il perdono», ha raccontato la pastora Buckle.

Le Chiese possono svolgere un compito importante in situazioni drammatiche come quella della morte violenta della giovane Elianne. La domenica successiva all’accoltellamento, ad esempio, nella chiesa di cui la ragazza era membro, c’è stato un culto commemorativo durante il quale la comunità locale si è stretta attorno alla famiglia.
Fondamentale in questo processo il ruolo della preghiera: «Le chiese sono chiamate a pregare per coloro che sono in lutto, a pregare per la giustizia e persino a pregare per il colpevole, affinché ci sia un cambiamento di cuore mentre lottano con Dio per ciò che hanno fatto», ha detto la pastora Buckle, che ha aggiunto: «Oltre a pregare, le chiese devono impegnarsi in iniziative come l’Operazione Perdono, che rappresentano un modo molto pratico attraverso cui le chiese possono sostenere i giovani con azioni preventive. Nonostante tante tragedie insensate, c’è speranza in Cristo. Quando l’oscurità sembra essere più profonda, la luce di Cristo risplende più intensamente e ci sono modi in cui come cristiani possiamo davvero fare la differenza».