Migrazioni. Per una corretta narrazione

L’attualità delle crisi internazionali che investono il Niger, il Mali e la Libia destano la nostra attenzione. I nostri telegiornali ci informano in modo adeguato?

L’attualità e le crisi internazionali che investono il Niger, il Mali e la Libia destano da tempo ormai la nostra attenzione, ma i tg nazionali ci informano a sufficienza? Per rispondere a questa e altre domande è nato il desiderio di promuovere un incontro che si è tenuto a Torino, la scorsa settimana. 

Appuntamento che ha fatto emergere quanto sia poca l’attenzione dei media mainstream dedicata all’Africa, e in generale, alle migrazioni da quel continente. 

Un tema, quello della comunicazione adeguata e attenta, che il settimanale Riforma – Eco delle valli valdesi promuove con diverse azioni; recentemente lo ha fatto in occasione del Festival delle migrazioni di Torino (conclusosi con 6.000 presenze per la sua quinta edizione tenutasi dal 20 al 24 settembre), grazie a un incontro dedicato e inserito nel programma della kermesse torinese tra una vasta offerta di dibattiti, concerti, spettacoli in vari luoghi simbolo del quartiere Aurora di Torino. (Leggi la notizia https://riforma.it/it/articolo/2023/09/15/che-clima-ceal-il-festival-del…). 

Un confronto realizzato insieme all’Associazione Carta di Roma, ad Articolo 21 Piemonte e all’Ordine dei giornalisti e dal titolo Raccontare le migrazioni dall’Africa all’Europa, per porre l’accento sulla narrazione legata al popolo africano, alle loro terre, al Mediterraneo e all’Europa. 

L’incontro (deontologico) ha cercato di fornire strumenti utili ai giornalisti presenti in sala (l’appuntamento era infatti accreditato dall’Ordine professionale), per una corretta narrazione del fenomeno migratorio. 

Gli sviluppi politici in Africa, gli spostamenti verso l’Italia e l’Europa, l’analisi delle diverse forme di accoglienza sono stati i tema dibattuti e condivisi con Paola Barretta, ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia e coordinatrice dell’Associazione Carta di Roma; con Anna Meli, presidente del Cospe e vicepresidente della Carta di Roma e Berthin Nzonza, presidente dell’Associazione Mosaico. 

Moderata da Gian Mario Gillio (giornalista di Riforma – Eco delle valli valdesi e portavoce del Circolo Articolo 21 Piemonte), la tavola rotonda è stata una preziosa occasione per presentare l’ultimo Rapporto dai titolo: Illuminare le periferie (giunto alla sua V edizione), sostenuto dal Cospe con il contributo dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), in collaborazione con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), l’Usigrai (sindacato dei giornalisti della Rai) e la Rai per la sostenibilità, realizzato dall’Osservatorio di Pavia.

La riflessione ha messo in luce quanto sia, in generale, assordante il silenzio mediatico (mainstream) dedicato alle notizie dagli esteri. La Rai, ad esempio, ha un solo corrispondente per tutta l’Africa, a Nairobi. Ed è proprio il presidente dell’Associazione Carta di Roma, Valerio Cataldi.

Tuttavia, in questi ultimi anni è emerso quanto il dibattito mediatico, in particolar modo quello relativo al 2022, abbia fatto scaturire una più alta attenzione dedicata agli esteri (a seguito della centralità e della conseguente copertura mediatica dall’Ucraina con le sue drammatiche conseguenze), ma è stata altresì confermata «una generalizzata e scarsa copertura di alcune aree del mondo, come ad esempio l’Africa, con solo il 2% di attenzione (era il 13% nel 2013) e il Centro-Sud America con l’1%». 

«Colpisce dunque – è stato detto -, la poca considerazione data a nove paesi africani, considerati invece prioritari per l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e tra i quali emergono il Burkina Faso, il Senegal, il Niger, l’Etiopia, il Kenya, la Somalia, il Sudan, il Sud Sudan e il Mozambico, luoghi con la quasi totale assenza di notizie».

«Di Niger https://www.osservatorio.it/monitoraggio-dei-media-illuminare-le-perifer…, per esempio – ha rilevato Anna Meli -, si è parlato in un solo servizio in tutto il 2022; i sette telegiornali italiani del prime time non hanno dedicato alcuna notizia allo Yemen, paese in cui è in corso una crisi umanitaria pluriennale». 

Permane pertanto «una tendenza euro-centrica – ha proseguito Meli -, che assegna una grande rilevanza al contesto europeo e al mondo occidentale. Nel 2022, le notizie di esteri, inclusive di hard news e soft news, sono state 17.533, il 41,5% di tutte le notizie trasmesse, il dato più elevato dal 2012 a oggi, di oltre 10 punti percentuali superiore rispetto a quanto rilevato nel 2021. In controtendenza con quanto osservato in passato, la pagina degli esteri ha assunto una dimensione molto rilevante, con quasi una notizia su due dei notiziari originata al di fuori dai confini nazionali. Confrontando i dati rilevati dal 2012 al 2022, si vede – ha mostrato Meli – come la copertura degli esteri sia stata in graduale e costante aumento nel tempo, raggiungendo nel 2022 il picco più alto, con una percentuale tre volte superiore rispetto a quanto registrato nel triennio 2012-2014. È tuttavia stato evidente l’effetto incisivo dell’invasione russa dell’Ucraina sull’agenda di tutti i media internazionali, notiziari italiani inclusi». 

«In generale – ha ricordato Paola Barretta -, nel “mestiere” di raccontare la realtà, i media sono stati fortemente sollecitati, negli ultimi anni, a trovare i modi e le forme per narrare “lo straniero”. La crescente pressione dei flussi migratori, in particolare, ha contribuito a rivolgere i riflettori mediatici verso le minoranze etniche e culturali presenti in maniera stabile o temporanea sul suolo italiano. Spesso la diversità culturale è stata raffigurata in maniera positiva e “normalizzata”. Talvolta, però, filtrano nel discorso mediatico forme, più o meno latenti, di rifiuto e di discriminazione, quando non di vero e proprio hate speech (espressioni di odio che oggigiorno trovano un terreno particolarmente fertile nel web, ndr). Queste minoranze, sono oggetto di rappresentazioni mediatiche stereotipate, che contribuiscono ad alimentare un’immagine negativa delle loro comunità di appartenenza e atteggiamenti di chiusura rispetto alla differenza etnica e religiosa. Per quanto concerne l’attenzione mediatica verso gli esteri emerge – ha proseguito Barretta – che la parte preponderante dell’agenda, riguarda notizie che avvengono in Europa e nel Nord America lasciando spesso nell’oscurità altri paesi e aree, come tutta l’area africana cruciale dal punto di vista economico e geo-politico», ha chiosato Barretta.

Quanto emerso dal Rapporto, ha detto Berthin Nzonza, non stupisce: «È evidente a tutte e a tutti la poca copertura mediatica riservata ad alcune aree del mondo.
I social media hanno prodotto una radicale rivoluzione dell’informazione e così molti giovani italiani di origine straniera cercano di ritagliarsi spazi o cercare informazioni proprio attraverso il web. Non possiamo pretendere di conoscere le storie e le vicende umane di chi si mette in viaggio, anche a rischio della propria vita, se non conosciamo il tessuto storico, sociale e culturale che spinge tante persone a muoversi dalle loro terre d’origine. Ogni persona migrante porta con sé una storia ed è una risorsa. Soggetti, dunque non oggetti, portatori di valore e di competenze utili. Perché diritti e doveri camminano insieme, ed è questo il messaggio che diamo ai rifugiati che si avvicinano a noi. Proprio alla vigilia della ricorrenza che commemora la tragedia del 3 Ottobre, le istituzioni dovrebbero dare una mano alla cittadinanza per far capire che chi arriva nel nostro paese non è un pericolo, non è un problema, bensì è una risorsa».