Dio ci libera dal maligno

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 13

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Proteggimi, o Dio, perché io confido in te

Salmo 16, 1

Non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno

Matteo 6, 13

Ascoltiamo o pronunciamo spesso queste parole di Gesù che ci riporta l’evangelista Matteo all’interno del Padre Nostro. E come spesso accade quando incontriamo affermazioni ricorrenti, rischiamo di farcele scivolare addosso, di lasciare che ci sfugga la loro portata.
La storia della traduzione dal greco di questo versetto ci racconta come già nei primi secoli si sia cercato di attenuare la loro radicalità. “Non ci lasciare soli davanti alla tentazione”, è la proposta del teologo del III secolo Ilario; l’intento è chiaro: prendere le difese di Dio, sottolinearne la santità, perché il Signore con la tentazione non può aver nulla a che fare.
Penso invece che con queste parole Gesù descriva semplicemente la nostra situazione, il nostro essere nella prova, nella tentazione come condizione della nostra umanità e non come una qualche punizione divina. È in questo panorama che ci rivolgiamo al Dio di Gesù Cristo, al Padre amorevole sì per una richiesta di aiuto, ma contemporaneamente per affermare che noi abbiamo fiducia nel fatto che non ci lascerà soli, che non attraverseremo il cammino della nostra vita (che con la prova, ripeto, ha inevitabilmente a che fare) da soli, ma con lui al nostro fianco.
Noi crediamo in un Dio che può “liberarci dal maligno”, non trasformando la nostra esistenza terrena in un pacifico giardino di rose e viole senza ombra di problema, ma dandoci la forza di non arrenderci, di non adattarci all’egocentrismo imperante, di non cedere alla facile tentazione di chi propone altro che non siano condivisione e amore fraterno come base dei rapporti umani. Amen.