Annunciare al mondo colui che cambia la nostra vita

Un giorno una parola – commento a Romani 10, 14

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Noi verremmo con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi

Zaccaria 8, 23

Come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annuncia?

Romani 10, 14

Le Parole della lettera ai Romani suonano come un macigno. Erano dirette al popolo di Dio, Israele. Ma anche noi possiamo sentirci interrogati senza dubbio dalle parole dell’apostolo Paolo.
Leggiamo il versetto partendo dalla fine: se non c’è chi lo annuncia, come potranno sentirne parlare? Se non hanno sentito parlare di lui, come crederanno in lui? Se non hanno creduto, come lo invocheranno?

Parlare e fare, nel linguaggio biblico, sono parole complementari, due facce della stessa medaglia per così dire. Anche ascoltare e fare è una coppia simile. Ascoltare significa, fare proprio ciò che si sente, viverlo. Ma allora, se non lo si sente, come si può metterlo in pratica? 

Dobbiamo annunciare colui che cambia la nostra vita, colui che chiamiamo il Salvatore, il Liberatore. Purtroppo, spesso siamo timidi, e tanto. Certo mettersi agli angoli delle strade e strillare il messaggio lieto, oggi non funziona. Però mettersi per strada con un banchetto con poco materiale, ma significativo, ed entrare in contatto con quelle poche persone che si avvicinano, può essere un primo passo per annunciare ciò che ci muove: l’evangelo. Un primo passo, bisogna uscire dal nostro guscio, dare una testimonianza esplicita, raccontare ciò che la Parola ha fatto nella nostra vita, dove ha fatto la differenza, e dove ci ha messo in discussione. Facciamoci coraggio!
È vero, la Parola fa il suo lavoro, ma per questo non viene meno il nostro compito di annunciarla, con parole e azioni.
Annunciamo, dunque la parola di Dio, dentro e fuori le nostre chiese. Amen.