In Malesia per «ripensare i sistemi economici per un pianeta più equo»
Intervista a Emanuele De Bettini, rappresentante dall’Italia alla 6^ edizione della Scuola ecumenica di governance, economia e gestione per un’economia della vita
Si è tenuta a Kuala Lumpur, in Malesia (21 agosto/1° settembre) la 6^ edizione della Scuola ecumenica di governance, economia e gestione per un’economia della vita (GEM School 2023). Immaginata «per ripensare i sistemi economici per un pianeta più equo e sostenibile», la GEM School ha visto insieme 24 partecipanti da tutto il mondo. Fra loro, dall’Italia, Emanuele De Bettini. Attivo nella Federazione giovanile evangelica in Italia (Fgei), De Bettini è da tempo impegnato anche nel Movimento cristiano studenti (WSCF – World Student Christian Federation). I partecipanti provenivano da Africa, Asia, Caraibi, Europa, America Latina, Medio Oriente, Nord America e Pacifico. Fra loro, esponenti di Consigli ecumenici nazionali, rappresentanti di movimenti giovanili, leader ecclesiastici, pastori e studenti di teologia, nonché esperti di finanza ed eco-attivisti.
Abbiamo posto a Emanuele De Bettini alcune domande.
Cosa porta a casa di più prezioso da questa esperienza?
«Diciamo che la valigia pesava molto di più al ritorno che all’andata, nel senso che è stato per me molto arricchente confrontarmi con realtà diverse dalla mia. Anche riguardo ai temi, cioè ai modi più sostenibili per pensare l’economia, politiche sociali più inclusive e più giuste. Mi sono messo soprattutto in ascolto. Porto a casa anche una visione un po’ più relativizzata di cosa possa rappresentare il mio vivere la fede in Italia e all’interno della Chiesa valdese, in confronto ad altre persone, cristiane come me, che in altri paesi devono affrontare ben altri problemi, essendo minoranza di una minoranza, dove magari subiscono discriminazioni e hanno poco spazio di espressione».
Ci può dire qualcosa in più sulle persone partecipanti?
«C’erano partecipanti da tutto il mondo, con una forte presenza africana. Brasile, Stati Uniti, Pakistan, India, Figi, Indonesia, Filippine, Svezia, dalla stessa Malesia… Anche a livello interconfessionale c’era una grande varietà: ortodossi, protestanti e, per parte cattolica, un frate francescano. Sappiamo che in questi contesti spesso mancano rappresentanti cattolici, in quanto ad esempio anche in seno al Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) la chiesa cattolica ha ruolo di osservatore«.
Sono emerse criticità particolari?
«Direi di no. Unico elemento che potrei rilevare come critico riguarda la modalità frontale nella formazione più tecnica. È una modalità a cui non sono così abituato, forse superata e un po’ pesante da ascoltare. È stata una sensazione abbastanza condivisa, ma abbiamo anche avuto momenti di lavoro in piccoli gruppi, giochi di ruolo, discussioni. Sono occasioni in cui si ricevono in maniera molto più stimolante degli spunti e ci si può mettere in gioco. Molto piacevoli e stimolanti sono stati i momenti dei pasti e conviviali, dove si può costruire e condividere in modo piacevole le proprie esperienze.»
Vi siete dati appuntamento per altre iniziative insieme?
«Sicuramente ci sarà un’altra GEM School l’anno prossimo. Si inserisce infatti in un progetto di più ampio respiro che dalla Conferenza ecumenica globale di San Paolo del 2012 prende le mosse attraverso questo progetto di una nuova architettura internazionale. I temi sono la finanza e l’economia, quindi la Scuola punta a portare avanti le istanze di un’economia più redistributiva, quella che si chiama Economy of life. Essa riprende e promuove, inoltre, la cosiddetta Zac TAX (Progetto Zaccheo, anche nota come campagna ZacTAX, lanciata l’11 luglio alle Nazioni Unite a New York, ndr). È una campagna che prevede un sistema di tassazione progressiva, con tasse più alte, ad esempio, per quelle compagnie che danneggiano l’ambiente. La GEM School continua, magari con nuovi partecipanti, ma con la consapevolezza di aver fatto comunque un passo insieme e con la certezza che le conoscenze personali che abbiamo potuto fare ci hanno arricchito tantissimo. Sicuramente le porterò con me in futuro».
C’è una parola o una frase o un versetto che può meglio descrivere i risultati di questo incontro internazionale?
«Mi viene in mente la parabola dei lavoratori delle diverse ore, sulla quale abbiamo anche lavorato e mi sembra che ben esprima un concetto che è stato molto rilevante nel corso della formazione. Cioè, il fatto che ciascun lavoratore guadagni quello che gli serve per sopravvivere, indipendentemente da quando abbia iniziato a lavorare, ma nella consapevolezza che il Signore ci ha promesso una retribuzione che sia abbastanza. Avere “abbastanza per vivere” significa che anche le persone che sono state assunte verso la fine della giornata hanno comunque di che sfamare le proprie famiglie. È una lettura che secondo me rappresenta bene il nostro approccio a questa nuova visione di un’economia più giusta a livello mondiale».
Quali sono i tuoi personali progetti nel futuro prossimo?
«A inizio ottobre partirò per un volontariato di 12 mesi nel Rio della Plata, grazie alla Diaconia valdese, in questo progetto di scambio tra la Diaconia italiana e quella rioplatense. A partire saremo in due, e due volontari verranno in Italia. Saranno 12 mesi in cui potrò conoscere queste diverse realtà e spero di poter dare il mio contributo, anche mettendo a frutto quello che ho imparato e ricevuto da questa esperienza in Malesia. Chissà che non riesca magari a farne tesoro insieme alle chiese sorelle, valorizzarla nella condivisione, cosa che credo sia quello che tutti e tutte, da cristiani, siamo chiamati e chiamate a fare. Testimoniare la nostra fede nel nostro quotidiano e con atti molto pratici».
Il programma di formazione ha compreso i seguenti temi: intersezioni tra fede e giustizia economica; concetti base di economia; strumenti di difesa/advocavy; pensiero economico alternativo; geo-politica. Ancora: costruzione di reti, apprendimento collaborativo, questione climatica, giustizia fiscale e riparativa. Fra l’altro, Florence Iminza dal Kenya ha condiviso una proposta per avviare un’indagine come base di lavoro per le chiese sul tema della giusta tassazione, che coinvolga anche le industrie estrattive in Africa. Per Iminza, un insegnamento chiave della GEM School è che «i sistemi fiscali giusti sono obbligatori per un nuovo ordine economico internazionale. C’è bisogno che la comunità globale delle chiese costruisca solidarietà per un’economia alternativa della vita».