Un’educazione per gli “uomini veri” di domani

Due giovani intervistano lo psicoterapeuta Alberto Pellai

In queste settimane si susseguono a un ritmo ossessivo le notizie di abusi di varia natura su donne, ragazze e persino bambine: dalle violenze di gruppo, protratte nel tempo fino a diventare una bestiale quotidianità, ai gesti apparentemente marginali (“Un bacio? Che sarà mai…”) che sono solo la punta di un iceberg, ai femminicidi compiuti da partner incapaci di gestire le proprie emozioni negative, che ormai purtroppo non fanno quasi più notizia.

Tutti questi casi di cronaca ci riportano alla necessità di una ri-educazione a una maschilità non tossica, partendo fin dalla più giovane età. Vi proponiamo quindi la video intervista realizzata a Torre Pellice (To) nella giornata conclusiva della rassegna Una Torre di Libri 2023, domenica 16 luglio, con lo psicoterapeuta Alberto Pellai, a margine della presentazione del suo libro Ragazzo mio. Lettera agli uomini veri di domani (DeAgostini, 2023).

Nella prima parte del video, Eric Paschetto e Sara Tourn intervistano il dott. Pellai prima dell’incontro pubblico, ponendogli una serie di domande sul suo percorso come uomo, medico e scrittore, su come affronta professionalmente il problema del bullismo, e come mai nel suo libro parla di “uomini veri” e “veri uomini”.

Tra le altre cose, Pellai ci dice che con questo libro invita «i ragazzi ma anche i genitori a riflettere sul modo con cui chiediamo ai bambini, agli adolescenti maschi, di (non) connettersi con il loro mondo interiore, per esempio con frasi come “Non piangere, non sarai mica una femminuccia”… Ci sono emozioni che in quanto maschio non dovresti provare… abbiamo un concetto di maschilità, che possiamo definire tossico, dell’uomo che “non deve chiedere mai”, che si arrangia e fa da solo, ma dentro situazioni di disagio e dolore questo significa rimanere sconnessi dal proprio mondo interiore…».

Nella seconda parte del video, abbiamo raccolto una domanda dal pubblico: Anais Scaffidi Domianello, animatrice giovanile in vari ambiti della Chiesa valdese (Casd, Agape, colonie estive…), porta la propria esperienza di «figura altra» di adulto, parte di quella «comunità educante», che va oltre la famiglia e la scuola e si assume la responsabilità di aiutare ragazzi e ragazze a crescere e a costruire la propria identità, non senza dubbi e insicurezze.

Anais si confronta con lo scrittore sul ruolo di queste figure, sulla responsabilità nel trattare i temi dell’educazione affettiva e sessuale, e Pellai lancia un appello: «Non abbiate paura di lavorare con i ragazzi sulle emozioni, di fare domande, di rispondere alle loro. Non rinunciate al vostro ruolo di comunità educante, o rischiamo di lasciarli in un vero e proprio deserto educativo».

Qui il video realizzato all’interno del progetto “Giovani e comunicazione” delle chiese valdesi del Primo Distretto (Valli valdesi).