Argentina al voto in autunno, le chiese preoccupate per la crisi economica e sociale
In una dichiarazione siglata da varie chiese nel Paese si esprime preoccupazione per la mancanza di dialogo tra le diverse correnti politiche e la società
L’Argentina in autunno tornerà al voto per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica, in un contesto di grande crisi economica e sociale.
Nelle elezioni primarie di metà agosto il candidato più votato è risultato Javier Milei, economista ultra-liberale, paragonato all’ex Presidente brasiliano Juan Bolsonaro.
Le chiese del Paese mostrano apprensione per la degradata situazione economica, causa di tensioni e rivendicazioni.
In un gesto di solidarietà e di impegno per il benessere della società argentina, leader religiosi di diverse tradizioni si sono riuniti per rilasciare una dichiarazione congiunta a favore di un dialogo responsabile e impegnato in un momento cruciale per il Paese.
Sotto il motto “Beati coloro che lavorano per la pace”, rappresentanti della Conferenza Episcopale Argentina, Daia (Delegazione delle Associazioni Israelitiche Argentine), del Seminario Rabbinico Latinoamericano, del Cura (Centro Islamico della Repubblica Argentina), della Chiesa Ortodossa Ecumenica Patriarcato di Costantinopoli, Chiesa Siro Ortodossa di Antioquia, Chiesa Apostolica Armena, Faie (Federazione Argentina delle Chiese Evangeliche), Aciera (Alleanza Cristiana delle Chiese Evangeliche dell’Argentina), Consiglio dei Pastori della Città di Buenos Aires, Idi (Istituto del Dialogo Interreligioso) e ComiPaz (Comitato Interreligioso per la Pace, Provincia di Córdoba) hanno rilasciato una dichiarazione in cui invitano urgentemente la leadership politica e la società in generale a promuovere un dialogo costruttivo e rispettoso come strumento fondamentale per affrontare le sfide attuali.
Nella dichiarazione si evidenzia l’importanza del voto del 22 ottobre prossimo come espressione della volontà popolare e si sottolinea che esso va oltre una semplice elezione politica, essendo un messaggio profondo che richiede riflessione e impegno per il benessere della nazione. L’accento viene posto sulla necessità di ascolto e di attenzione ai bisogni specifici della popolazione per costruire una vita dignitosa.
I leader religiosi esprimono preoccupazione per la mancanza di dialogo tra le diverse correnti politiche e la società, testimoniata dalle recenti elezioni primarie. Si sottolinea che un Paese non può prosperare senza dialogo e che questo dialogo deve basarsi sul rispetto reciproco e sulla ricerca congiunta di soluzioni. Citano il proverbio che sottolinea l’importanza di moderare le parole nei momenti di disaccordo come principio di comprensione.
La dichiarazione sottolinea inoltre l’importanza della diversità culturale e sottolinea che un Paese cresce quando la sua diversa ricchezza culturale dialoga in modo costruttivo, sostenendo un dialogo che includa tutti i settori della società.
In questo appello all’azione, i leader religiosi esortano la leadership politica a presentare proposte concrete e sostanziali, aperte a un dibattito profondo e collaborativo, e a mettere da parte le strategie che favoriscono il conflitto e il confronto sterile. Inoltre, si ricorda l’importanza di principi fondamentali come la cura della vita, la preservazione dell’ambiente e l’attenzione verso i più bisognosi.
La dichiarazione si conclude riaffermando l’impegno dei leader religiosi a promuovere un dialogo responsabile e impegnato, basato sulla sincerità, sul rispetto e sulla costante ricerca di punti di convergenza. Ribadiscono inoltre il loro assoluto rispetto per la Costituzione Nazionale come guida per le loro azioni e decisioni.
Per dare senso concreto alle parole, la scorsa settimana diverse organizzazioni sociali religiose, ecclesiali ed ecumeniche hanno avuto un incontro di più di un’ora con Agustín Rossi, capo di gabinetto del governo nazionale, per manifestare tutti i timori per il deterioramento del tessuto sociale del Paese.