Un posto sicuro
Diaconia valdese e chiesa metodista di Milano insieme a Save the Children per aiutare i minori stranieri non accompagnati
La chiesa metodista di Milano è stata coinvolta dalla Diaconia valdese in un progetto di Save the Children che offre servizi di prima accoglienza a minori stranieri non accompagnati. “Civico zero”, presente in varie città italiane, a Milano si trova nei pressi della stazione centrale, dove questi ragazzi si ritrovano e vivono assieme. L’idea è stata aprire altri “civici zero” nella città, e la chiesa metodista è uno di questi. A margine dei lavori sinodali ne abbiamo parlato con Barbara Grill, presidente del consiglio di chiesa, e la pastora Sophie Langeneck.
Grill parte da alcuni numeri: «20.000 minori non accompagnati in Italia (12.000 dal 1° gennaio 2023), più di 1300 a Milano. Sono ragazzini sempre più giovani, soprattutto maschi: il Comune non riesce più a fornire a tutti l’accoglienza di primo livello, che di norma è di 30 giorni, ma che si sta allungando fino a 60, 90». Da qui l’attivazione della rete di organizzazioni, tra cui la Diaconia valdese, che già collaborava con Save the Children, e la chiesa metodista, spiega ancora Grill: «Abbiamo un locale, “Spazio aperto”, che da anni anche grazie all’otto per mille ospita diverse attività. Durante l’estate questo spazio non viene utilizzato, pertanto abbiamo accettato la proposta di Diaconia e Save the children di accogliere circa 20 ragazzi».
La pastora Sophie Langeneck spiega come sono strutturate le attività: «Questi ragazzi (tra i 13 e i 16 anni) trovano in questo spazio, diviso in due da un divisorio, un’area per riposarsi (vivendo per strada, arrivano a volte molto stanchi e trovare uno spazio sicuro e protetto è molto importante) e un’area con dei tavoli per fare delle piccole attività, dipingere, giocare. Diamo loro anche qualcosa da mangiare per colazione e per pranzo. Di solito ritornano, ma non sempre. In maggioranza arrivano dal nord Africa, e sappiamo che ci sono anche ragazze che vivono in queste condizioni, al “Civico Zero”, dove possono farsi una doccia e lavare i vestiti».
La chiesa metodista è impegnata anche in altre iniziative, in rete con altri enti, ricorda Barbara Grill: «Possiamo ricordare Asnada, un’associazione culturale che accoglie con educatori e insegnanti i minori stranieri per una scuola di italiano che dura da ottobre a giugno, quattro pomeriggi e una mattina a settimana, con cui abbiamo un rapporto continuativo. C’è anche Breakfast Time, che da diversi anni porta ogni domenica dell’anno la colazione ai senza tetto non solo stranieri ma, sempre più spesso, anche italiani (tra le 50 e le 70 colazioni, i volontari sono più di 40). E poi l’orto sociale sul tetto della chiesa, un progetto che coinvolge persone con età e provenienze diverse, e le cene dal mondo, in collaborazione con Diaconia valdese, che permettono alle persone accolte, per esempio con i Corridoi umanitari, di proporre le cucine dei loro paesi d’origine e le loro testimonianze».
L’azione sociale, conclude Langeneck, è nel dna delle chiese metodiste, di ogni singolo credente: nella comunità milanese «ognuno, anche chi vive una vita precaria e difficile si sente chiamato in prima persona a fare sì che Spazio aperto funzioni: questo avviene anche con piccoli gesti, come essere volontario di Breakfast time una domenica, nonostante si viva lontano da Milano, o si abbiano difficoltà economiche».
(Intervista realizzata da Daniela Grill e Sara E. Tourn)