Cambiamento climatico: chi se la caverà?
Gli scenari tratteggiati dalla scienza e anche dalla letteratura ci mettono in allarme, come vediamo in queste settimane. Anche le chiese si stanno attivando perché si estendano le strategie necessarie a invertire la tendenza in atto
«Il lago era caldo come una vasca da bagno, più caldo della temperatura corporea. […] Ciò nonostante dopo il calar del sole tutti si trascinarono nel lago. […] Bevve un po’ dell’acqua. Aveva un gusto putrido. Inorridiva dal pensiero di tutto quel che vi galleggiava. […] Le persone morivano sempre più in fretta. Non c’era più alcun refrigerio. Tutti i bambini erano morti, tutti i vecchi erano morti. […] Chi aveva ancora un po’ di forza tirava i cadaveri fuori dal lago o gli spingeva al largo dove galleggiavano come legno o affondavano». Con questo racconto di finzione di un evento climatico che in alcune regioni dell’India avrebbe causato in pochi giorni la morte di milioni di persone, Kim Stanley Robinson comincia il suo romanzo del 2020 Il ministero per il futuro (ed. Fanucci). Un libro che Barack Obama ha dichiarato essere uno dei libri più importanti dell’anno. Dopo una sorprendentemente dettagliata analisi dei fenomeni climatologici in atto, l’autore si lancia sulle loro possibili conseguenze nell’immediato futuro e dipinge uno scenario spaventoso.
Già un anno prima avevo ascoltato un altro report spaventoso, e questo non di finzione. Il prof. Marcus Koch del Centro per lo studio degli organismi a Heidelberg, confermava la rapidità del cambiamento climatico anche dal punto di osservazione della biodiversità. Per chi studia il mondo nei suoi tempi geologici, non si tratta di fenomeni nuovi. Negli ultimi 200 milioni anni ci sono sempre stati grossi restringimenti della biodiversità a causa della mancanza d’ossigeno negli oceani, o delle eruzioni vulcaniche, o dei tempi glaciali. Gli studi del Centro avevano rilevato che il ritiro di quelle specie in grado di migrare sui pochi terreni in cui la sopravvivenza fosse possibile, con il successivo miglioramento delle condizioni atmosferiche aveva favorito nuove combinazioni genetiche e una seguente espansione della biodiversità. In tempi geologici – e stiamo parlando in termini di 200.000 anni – la biodiversità non sembra essere in pericolo. Preoccupazione invece destano gli studi sulle conseguenze nei brevi termini che prevedono che solo circa l’8 per cento di tutte le specie attualmente esistenti potranno sopravvivere al cambiamento climatico in atto. Se l’essere umano sarà tra loro non è ancora detto.
Nel libro di Robinson la salvezza arriva quando governi e banche cominciano a invertire la rotta. E questo accade quando si palesa che qualsiasi spesa per arginare il cambiamento climatico, per quanto folle possa essere, sarebbe sempre un colossale risparmio rispetto ai soldi che richiede la reazione alle conseguenze catastrofiche dello stesso. Uno scenario al quale ci stiamo progressivamente avvicinando.
Indipendentemente dalle previsioni di Robinson, immagino, la Chiesa riformata di Zurigo ha deciso che da qui entro due anni tutte le sue 40 chiese devono essere iscritte nel programma di certificazione del “Gallo Verde”. Con il fiato sul collo una commissione di immobiliari, biologhe, teologi e finanziari è chiamata a bussare a ogni portale di chiesa per installare pannelli solari, escogitare soluzioni per il riscaldamento, studiare l’aggregazione di piccole comunità ad altre, per un utilizzo più efficiente delle strutture e così diminuire la propria impronta ecologica.
Si è mossa anche la Facoltà teologica di Helsinki, che il 9 giugno di quest’anno ha conferito un dottorato honoris causa a Greta Thunberg, la giovane attivista dello Skolstrejk för Klimatet o Fridays for Future. Come motivazione il prof. Martti Nissinen spiega: «Abbiamo scelto la sig.ra Thunberg in quanto lei è una voce dell’inquietudine della giovane generazione per il futuro della terra. Quest’inquietudine ha tutto a che fare con la teologia accademica, che non è meno interessata nella terra, che nei cieli – lo è da sempre, sin dai profeti biblici, di cui alcuni potrebbero essere stati i primi a prevedere una crisi climatica globale (v. per es. Osea 4, 1-3). Nella scelta di Greta per il dottorato onorario, noi dichiariamo di voler essere tanto spudorati quanto sia lei stessa».
Il caldo estremo è passato. Mentre sembra giusto che la maggior parte di noi semplicemente si dimentichi del pericolo trascorso, alcuni e alcune potranno approfittare delle più miti condizioni climatiche per spremersi le meningi e inventare ancora altri modi creativi per illustrare il cambiamento necessario. Potrebbe forse essere questo il tempo per una confessione di peccato sul plurisecolare insegnamento antropocentrico del cristianesimo, per dissociarsi da quel che non può perdurare? Non c’è freno alla creatività con cui esprimere l’impellente bisogno di invertire la rotta.