A gara nel servire
Un giorno una parola – commento a Matteo 23, 11
Ascolta la meditazione:
Ascolta “Un giorno una parola: 17 agosto” su Spreaker.Ma Gedeone rispose loro: «Io non regnerò su di voi, né mio figlio regnerà su di voi; il Signore è colui che regnerà su di voi!»
Giudici 8, 23
Il maggiore tra di voi sia vostro servitore
Matteo 23, 11
“Lei non sa chi sono io”: quante volte sentiamo questa frase pronunciata da coloro che fondano la propria autorità su un titolo accademico o una professione prestigiosa o una carica politica. Al tempo di Gesù di Nazareth erano soprattutto due le categorie che vantavano privilegi: quella politica, legata all’impero romano, e quella religiosa, legata al Sinedrio. Potere temporale e potere religioso, ‘stato e chiesa’ uniti nell’interesse comune di imporre la sudditanza dei cittadini-credenti, in nome di un Dio… che sta da tutt’altra parte. Ovvero, ci dice Gesù nella sua invettiva contro scribi e farisei, sta dalla parte dei sudditi. E lo fa sovvertendo, certo, il paradigma del potere intendendolo come servizio non come tirannia, ma soprattutto le fondamenta del pensiero oppositivo-binario, tutt’ora insuperato: alto-basso, inferiore-superiore, maschio-femmina e così via, il tutto in una logica di affermazione-negazione, di inclusione-esclusione. Dire che gli ultimi saranno i primi, che l’accesso al Regno dei cieli non segue i protocolli delle gerarchie terrene, rivolge oggi una parola liberatoria a quanti, troppi, che in questo mondo si sentono figli/e di un dio minore perché poveri, perché senza casa e cittadinanza, perché senza diritti civili, perché ai margini o nelle favelas o nelle banlieue o nelle periferie di cemento o nelle fabbriche dismesse, esposti alla tentazione dell’illegalità dove facile è cadere nel tranello di farsi padrone dell’altro. La parola che mette fine alla perversione della sovranità di dominio è quella del Signore. In un tempo dall’individualismo esasperato come il nostro, complesso di inferiorità e di superiorità s’intrecciano in un’unica patologia che assume mille volti, da quella dell’uomo predatore che nello stupro s’illude di affermare la superiorità maschia, a quella del/della parlamentare che scevro/a da ogni responsabilità istituzionale antepone l’interesse dei propri business a quelli della collettività. Gridiamole dai tetti le parole di Gesù! Amen.