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Scrivere di Dio oggi

La lettura di un libro come “Dio – Apologia” del teologo Paolo Ricca, per una persona come me, priva di competenze in ambito teologico, è stata un’esperienza molto positiva e interessante. Ho avuto modo di imparare molte cose e sono stato sollecitato a riflettere, nella prima parte del libro, sulle diver-se accezioni e letture del nome di Dio, con i quesiti che queste letture pongono e lasciano aperti in quella che si chiama “la modernità”.

Sono stato poi anche molto interessato dalla presentazione, nella quarta parte, dell’idea di Dio nelle grandi tradizioni religioso/filosofiche non cristiane giungendo a co-glierne, grazie all’esposizione molto chiara, convergenze e differenze.

Leggo, ascolto e rifletto per quanto riguarda il tema in sé. La conclusione a cui giungo, e che certo non è nuova, mi viene ulteriormente suggerita dalla lettura. Dio, penso, non si può descrivere e nemmeno definire in senso stretto. Se io pretendessi di descrivere e quindi in un certo senso delimitare Dio, starei di fatto ponendomi come più di lui in quanto in grado di comprenderlo, nel senso letterale del termine, il che però è in evidente contrasto con la mia pochezza e precarietà.

Quel che a me pare rilevante e che distingue la fede cristiana, come quella ebraica e direi anche l’islam, da altri approcci alla ricerca del senso del tutto, non è di per sé il fatto che queste tre siano le “religioni del libro” come le definisce la tradizione musulmana, quanto la convinzione che con Dio, trascendente ed ineffabile che sia, si parla, certo per sua iniziativa, ma si parla. È questa la grande differenza rispetto agli sforzi pur molto notevoli compiuti dalle tradizioni mistico/filosofiche che si incontrano in culture diverse sparse in tutto il mondo.

Il messaggio cristiano poi non consiste di complesse e raffinate argomentazioni teologiche, che pure ci sono e ci sono state, ma di un esempio che ha indicato la via da seguire per dar corpo alla speranza della salvezza conseguibile non tanto attraverso il ragionamento, quanto attraverso l’atteggiamento e il comportamento nei riguardi degli altri. Esempio che ci ha indicato che il percorso prospettato include la sofferenza e il sacrificio, ma dà loro un senso alla luce della speranza alimentata dalla fede, dal fidarci dell’esempio che ci è stato mostrato.

Quanto alle distinzioni tra le diverse confessioni cristiane originate da vicende storiche e povertà umane, rivestite all’occorrenza di argomentazioni teologiche, direi che qui rimangono sullo sfondo e non interferiscono con l’apertura verso ciò che non si può comprendere ma ci si può sforzare di amare e seguire, perché si è deciso di fidarsi.