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La nostra speranza è in Dio

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Ascolta “Un giorno una parola: 22 giugno” su Spreaker.


Signore, ricòrdati del tuo patto con noi; non annullarlo!
Geremia 14, 21

Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, nostro Signore
I Corinzi 1, 9


La terra di Giuda è stata scossa da grave siccità.
Il profeta Geremia interpreta il disastro naturale come punizione di Dio inflitta al popolo infedele, che implora il suo perdono: “Per amor del tuo nome, non disprezzare, non disonorare il trono della tua gloria; ricòrdati del tuo patto con noi; non annullarlo!”. “Riconosciamo la nostra malvagità, non respingerci!”. Bisogna che ascoltiamo la disperazione della comunità.
Il popolo fa appello all’Ego di Dio: giura che non si rivolgerà ad altri dei per avere il sollievo della pioggia. Il profeta esorta Dio ad agire “per amor del tuo nome”, richiamando il Patto.
La posta in gioco non è solo la sicurezza economica, ma anche la stabilità culturale e religiosa del Paese, vulnerabile all’invasione straniera; la colonizzazione potrebbe essere accompagnata dal riconoscimento forzato delle divinità dei vincitori. Se cade Gerusalemme, sarà distrutto il Tempio del Signore, il luogo in cui dimora il “Nome”. Naturalmente, la previsione si avvera.

Allora, come leggere il testo noi, soprattutto quando non vogliamo dire a chi soffre per le calamità che subisce una punizione divina?
La voce di Geremia è quella di un “interno”, coinvolto nella tragedia. Scuote la sua gente perché riconosca le proprie responsabilità come attore e non semplice vittima. Ma forse è ormai tardi. Dio aveva parlato di ricordare i loro peccati, e loro chiamano Dio a ricordare il patto, si appellano alla sua reputazione, legata alla loro identità di popolo dell’alleanza.
La teologia di Geremia è grande perché si piega di fronte alla sovranità: il Signore, indicato come il “Tu”, è colui che fa tutte queste cose. Dio porta pioggia e acquazzoni, abbatte e punisce, fa alleanze e le ricorda. Il popolo capisce almeno una cosa: la speranza non può essere separata da Colui che giudica. E la loro speranza – e anche la nostra – è in un grande Dio, più grande della sua severità, fedele nel chiamarci alla comunione del Figlio suo Gesù, nostro Signore. Il Patto sussiste. Avanti e dopo Cristo. Amen.