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Dio sconfinato

Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono»
Esodo 3, 14

Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?
Romani 8, 31


Su questo mezzo versetto sono stati sparsi fiumi di inchiostro, e probabilmente non è bastato. Mai come in questo caso accade che per spiegare poche parole che appaiono quasi chiare, se ne spendano moltissime, ma quel quasi resta sempre lì. In questo fiume troviamo profonde argomentazioni linguistiche, (dato che i tempi verbali ebraici non sono sovrapponibili ai nostri, e ehyeh è una forma continuativa del verbo essere, che indica un’azione che si protrae nel tempo e non termina), agganci etimologici che preparano la rivelazione del NOME, l’affermazione della propria esistenza da parte del Signore (in contrasto con gli dei di legno, il cui scarto è servito per cuocere il pane) e un catalogo sterminato di dilemmi.

Noi siamo quello che siamo, donne e uomini, alti e bassi, ci definiamo attraverso la nostra professione, la nostra appartenenza, le nostre idee. A volte (poveri noi) attraverso quello che possediamo. Queste poche parole mostrano una divinità tanto più sconfinata quanto più viene definita a togliere, eliminando anche il confine temporale con un verbo continuativo. Sta a noi aggiungere e continuare ad aggiungere, per cercare di colmare una distanza infinita anche nei termini.

Grazie a Dio.