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«Il giornalismo non è un crimine»

«Il giornalismo non è un crimine» è lo slogan che (con lo striscione creato da Alekos Prete) guiderà oggi, 3 maggio, la staffetta virtuale ma anche fisica tra varie città italiane per sottolineare il valore (e la necessità) della libertà di stampa.

Lo ha ricordato in occasione della riunione settimanale di Articolo 21, il Presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, ricordando alcune delle iniziative promosse insieme all’Associazione che tutela la libertà di stampa e di pensiero.

A Venezia l’Associazione stampa del veneto con l’Ordine del Veneto esporrà oggi lo striscione «Il giornalismo non è un crimine» e rilancerà lo slogan #freeassange.

A Napoli convegno e corso di formazione con gli studenti del liceo Genovesi e la partecipazione, tra gli altri, del presidente di Articolo 21 Paolo Borrometi; iniziativa organizzata in collaborazione con Amnesty International.
A Latina un presidio in largo Impastato e la partecipazione di una delegazione di Controcorrente Lazio, del presidio di Articolo 21 di Latina e un intervento di Marco Omizzolo.

A Firenze l’Assostampa Toscana dedicherà la giornata oltre che alla libertà di stampa anche alla lotta dei lavoratori della Gkn<<7strong> e saranno insieme alla stessa manifestazione.

A Milano nell’ambito del Festival dei diritti umani incontro di formazione con l’Associazione stampa lombarda sui bavagli di ieri e di oggi con la partecipazione di Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21, ed Elisa Marincola, portavoce di Articolo 21.

«Dedicheremo la “nostra giornata” – afferma Giulietti -anche ai tanti Bogdan Bitik che, ogni giorno, aiutano croniste e cronisti a raccontare guerre, violenze, l’oscurità tutta e oscurantismi, spesso senza diritti, senza contratto, senza forma di protezione alcuna.

Alcuni di loro hanno aiutato i media ufficiali a raccontare i conflitti in Afghanistan, in Siria, in Iraq, in Sudan, in Somalia, e non solo, e, ancora oggi, sono costretti a nascondersi per sfuggire ai regimi e ai talebani di turno.

Non dimenticheremo chi ancora attende verità e giustizia, da Graziella De Palo a Italo Toni, da Ilaria Alpi a Miran Hrovatin, da Andrea Rocchelli a Mario Paciolla, da Giulio Regeni a Daphne Caruana Galizia e non solo..
Ripeteremo – conclude Giulietti – i nomi di chi giace nelle carceri di Putin , della Bielorussia, della Turchia, senza dimenticare Assange che, invece, è chiuso in un carcere inglese. Guarderemo in casa nostra, dove crescono le minacce, specie sotto forma di querele bavaglio, e agli insulti alla libertà di informazione che arrivano anche sotto altra forma: conferenze stampa senza domande, insulti ai cronisti, rifiuto di rispondere ai quesiti, spot realizzati nelle sedi istituzionali, ministri e sindaci che aggrediscono giornaliste e giornalisti, rappresentano altrettante aggressioni all’articolo 21 della Costituzione.

Il cambio di “narrazione” non riguarda solo il tentativo di spiantare le radici antifasciste della Costituzione, ma anche quello di colpire il diritto a informare e ad essere informati».