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Bisognosi del perdono di Dio

Il Signore, che è buono, perdoni chiunque ha disposto il proprio cuore alla ricerca di Dio
II Cronache 30, 18-19

(Gesù ha detto): «Non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori»
Marco 2, 17


Per chi è venuto Gesù? A chi si è rivolto? È una domanda ricorrente e anche imbarazzante: tendenzialmente si risponde “tutti”, se non altro per non correre il rischio di “farsi Dio”, di pretendere di vincolare la Sua sovrana onnipotenza ai nostri valori, quando non alle nostre personali simpatie o antipatie. Se però prendiamo sul serio la domanda e non premettiamo a tutto i nostri sensi di colpa ma le parole di Gesù, ci rendiamo conto che essa è ricca di sfumature, non si può limitare a un “sì” o un “no” secco.

Gesù si è indirizzato a tante persone, andando oltre ai pregiudizi del suo tempo, di genere ed etnici, superando le differenze di classe. Persone accomunate da una cosa: la consapevolezza dei propri limiti. Chi si sente già a posto non ha bisogno di Gesù, ha già se stesso, se stessa e le sue certezze. Affrontare la domanda sul “chi” prendendola sul serio vuole dire entrare in un dialogo con Gesù: se ci chiama, sentiamo di aver bisogno di lui o tutto sommato ci sentiamo già a posto, giusti, da soli, da sole?

Rispondere significa quindi assumere su di sé il peso della domanda. Talvolta infatti si ha l’impressione che quando si pensa a Dio e alla sua relazione con il mondo si giochi un po’ a “rimpiattino”: Dio dovrebbe essere l’esecutore dei nostri desideri, sempre pronto a perdonarci e accoglierci: come diceva il poeta tedesco Heinrich Heine “Dio mi perdonerà, è il suo mestiere”. A cui Gesù risponde sì, ma a patto che tu diventi consapevole di aver bisogno di quel perdono.