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Essere chiesa insieme per parlare di Dio alla società

Dal 9 all’11 marzo a Debrecen (città culla della presenza riformata in Ungheria) si è tenuto un simposio in occasione dei 50 anni della «Concordia di Leuenberg»: l’atto di “reciproco riconoscimento” e superamento delle storiche divisioni tra luterani e riformati, fu infatti siglato il 16 marzo 1973 nella cittadina omonima vicino a Basilea. L’incontro ha riunito teologi di molte chiese delle facenti capo alla Comunione di Chiese protestanti in Europa (Ccpe). Il tema era quello della comunione ecclesiale, affrontato da molti punti di vista, dall’ermeneutica biblica alla teologia sistematica all’etica. Ne parliamo con il pastore valdese Pawel A. Gajewski, membro del Consiglio della Ccpe.

«La perfetta sintesi dei lavori è già contenuta nel titolo del simposio “Essere chiesa insieme” (Beeing Church together), cioè: valorizzare le diversità. In più di un intervento è stato citato l’articolo VII della Confessione di Augusta del 1530: “Per la vera unità della Chiesa è sufficiente l’accordo sull’insegnamento dell’Evangelo e sull’amministrazione dei sacramenti. Non è invece necessario che siano ovunque uniformi le tradizioni istituite dagli uomini, cioè i riti o le cerimonie”. Infatti, nella prospettiva teologica creata dalla Concordia di Leuenberg si passa da una dimensione divisiva della diversità a quella della diversità riconciliata. La base fondamentale di queste riflessioni è stata la relazione di Michael Weinrich intitolata “Prendere sul serio la comunione ecclesiale. Progetto e processo di realizzazione”. Il prof. Weinrich ha orientato gli sguardi dell’uditorio al futuro, ricordando che nel corso degli ultimi trent’anni la Ccpe ha prodotto una notevole quantità di documenti teologici, conservati con cura in una specie “mausoleo”, ma poco sfruttati dalle chiese protestanti in Europa».

– In che modo ne sono coinvolte le nostre chiese di minoranza in Italia?
«Per certi versi il protestantesimo in Italia è molto più avanti rispetto ad alcuni paesi “storici” della Riforma. La piena comunione ecclesiale tra battisti, metodisti e valdesi è una realtà ben consolidata, come si è visto durante l’Assemblea-Sinodo 2022. La collaborazione con la Chiesa evangelica luterana in Italia porta buoni frutti non solo al livello locale, ma anche a quello nazionale, se pensiamo all’Editrice Claudiana. L’attuale struttura della Fcei e le sue molteplici iniziative ci permettono di essere abbastanza visibili nella società civile. Credo che l’unico problema veramente importante – ma qui siamo in buona compagnia, come ci ricorda Weinrich – riguarda il “mausoleo” dei documenti prodotti dalla Comunione. Non credo che sia necessario tradurli tutti – alcuni, pochi sono già tradotti in italiano –: si tratta piuttosto di usarli di più e meglio nei nostri dibattiti sinodali e assembleari».

– La Concordia di Leuenberg risale al 1973 quando l’Unione (allora Cee) contava solo 9 Stati, e ha in un certo senso anticipato la “grande UE”, protendendosi anche al di là di essa, essendovi rappresentate anche le chiese di Russia, Bielorussia e Ucraina: può essere un luogo ideale di discussione per impostare una visione del futuro dell’Europa al di là delle contingenze politiche?
«Indubbiamente la Ccpe è molto più ampia dell’Unione Europea. Questa sua caratteristica ci permette di liberarci da un certo eurocentrismo ridotto talvolta ai 9 Stati “storici” dell’UE. Le contingenze politiche non sono assenti nei lavori della Comunione. L’intervento “Sulla via di Emmaus – verso l’ecumenismo della solidarietà” di Tamàs Fabiny, vescovo generale della Chiesa evangelica luterana in Ungheria, ha dimostrato l’importanza di affrontare, prima di tutto, le contingenze sociali. Tale intervento non si riduce mai alla “diaconia della solidarietà”, ma può e deve diventare anche una “diaconia politica”. Politica non partitica – questa distinzione è stata messa in evidenza dal vescovo Fabiny (classe 1959): egli ha vissuto personalmente e consapevolmente i grandi cambiamenti politici che hanno portato l’Ungheria dalla dittatura comunista a un modello politico incarnato da Viktor Orbàn che rappresenta esattamente la stessa generazione di Tamàs Fabiny».

– Quali altre tappe segnano l’agenda delle celebrazioni per i 50 anni della Concordia di Leuenberg, prima dell’Assemblea generale del 2024?: quali temi e quale coinvolgimento delle chiese caratterizzerà questi momenti?
«I prossimi eventi celebrativi della Concordia saranno l’incontro dei responsabili delle chiese membro, in luglio a Vienna, al quale parteciperà la moderatora della Tavola valdese e l’incontro dei membri dei Sinodi, in Germania a settembre. Tuttavia, nei lavori del Consiglio della Comunione – riunitosi nei due giorni precedenti il simposio – ho percepito una grande attenzione ai grandi temi della prossima Assemblea che si terrà a Sibiu. Il primo argomento può essere riassunto in una domanda: come parlare di Dio oggi, in una società scolarizzata che – in gran parte – ha dimenticato completamente il linguaggio cristiano? Credo che il documento teologico dedicato a questi temi diventerà un manifesto programmatico della prossima Assemblea. Altrettanto importante sarà il documento etico dedicato alle questioni della sessualità e del genere. Mi piace ricordare che Paola Schellenbaum, membro della chiesa valdese di Pinerolo, già coinvolta nei nostri dibattiti sinodali, ha dato un significativo contributo di idee alla stesura di questo documento».