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Francia, fine vita, dialogo fra Macron e i leader religiosi

Alle prese con le difficoltà sociali a causa di una riforma delle pensioni che non incontra il favore dell’opinione pubblica, il capo dello Stato francese Emmanuel Macron troverà un consenso più ampio sulla questione della legalizzazione dell’eutanasia? È forse questo il senso della cena-dibattito organizzata dall’Eliseo il 9 marzo, alla quale sono stati invitati i rappresentanti delle principali religioni francesi, oltre a filosofi e professionisti della salute.

«È una grande battaglia tra Eros e Thanatos…». Il capo di Stato ha usato il pathos a piene mani – arrivando a citare l’inventore della psicoanalisi Freud – durante la cerimonia di chiusura della cena del 9 marzo dedicata alla fine della vita. L’obiettivo, dicono i più critici, era quello di passare la pillola dell’eutanasia ai leader delle religioni presenti quella sera, dando l’illusione di una consultazione.

Erano presenti fra gli altri il presidente della Conferenza episcopale francese, il vescovo Eric de Moulins-Beaufort, il presidente della Federazione protestante francese, Christian Krieger, il rabbino capo di Francia, Haïm Korsia, e il rettore della Grande Moschea di Parigi, Chems-Eddine Hafiz. È stata l’occasione per ciascuna religione di mostrare l’intera gamma di sfumature di grigio in relazione alla legalizzazione dell’eutanasia.
Evitando di entrare nel merito del dibattito davanti alla stampa, il capo dell’episcopato francese si è limitato a sottolineare il fatto di «rispettare i curanti ai quali non si può chiedere di dare la morte», perché «non possiamo metterli in contraddizioni difficili da vivere», ha spiegato monsignor de Moulins-Beaufort.
Con un approccio più religioso, il rettore della Grande Moschea di Parigi ha detto di aver «ricordato i grandi principi dell’Islam, secondo i quali il suicidio non può essere preso in considerazione da un credente».

Più laconico, il leader dei protestanti ha ricordato la grande responsabilità dell’esecutivo: «Le leggi scrivono i valori della società», ha dichiarato Christian Krieger, presidente della Federazione protestante di Francia, che ha chiesto di «sostenere» e «accompagnare» i pazienti alla fine della vita.

Presente anche l’attuale ministro della Sanità François Braun, che ha spiegato che ai suoi occhi – è un ex medico d’urgenza – l’eutanasia non può essere considerata una cura.
In conclusione, il Capo dello Stato ha parlato di «dubbio salvifico», della necessità di «maturazione» e «decantazione» su argomenti complessi come la fine della vita.

I rappresentanti delle religioni invitate hanno trovato un presidente che «ha ascoltato». Gli scambi sono stati «affascinanti», ha detto Haïm Korsia, rabbino capo di Francia, e «ricchi», ha apprezzato il suo omologo cattolico, Eric de Moulins-Beaufort,. I leader religiosi hanno insistito sulla necessità di ascoltare chi si occupa della cura di malati gravi, alcuni dei quali sono riluttanti a compiere il gesto letale, ha detto Korsia. «Dobbiamo rispettare gli assistenti, ai quali non si può chiedere di dare la morte. Non possiamo metterli in contraddizioni difficili da sopportare», ha insistito Eric de Moulins-Beaufort.

«Siamo in uno Stato laico e non siamo qui per opporci all’evoluzione della società, ma ho ricordato i grandi principi dell’Islam secondo i quali il suicidio non può essere preso in considerazione da un credente», ha detto Chems-Eddine Hafiz, rettore della Grande Moschea di Parigi. Tutti hanno parlato della necessità di rafforzare l’offerta di cure palliative, che è distribuita in modo disomogeneo nel Paese.

Tra meno di un mese, la Convenzione dei cittadini sul fine vita e la missione parlamentare sulla legge Leonetti-Claeys presenteranno i loro rapporti. Tuttavia, sette mesi dopo l’apertura del dibattito voluto da Emmanuel Macron, è all’Eliseo che si deciderà se aprire o meno all’eutanasia o al suicidio assistito. È ancora difficile percepire chiaramente la convinzione più intima del Presidente su questo tema.


Foto di Mutualité Française via Flickr