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“Con cura”… le testimonianze video

A margine del convegno della Diaconia valdese a Firenze (vedi l’articolo qui), lo scorso sabato 4 marzo, abbiamo incontrato alcuni dei relatori, con i quali abbiamo commentato un aspetto delle loro relazioni.

Francesco Sciotto, pastore valdese e presidente della Commissione sinodale per la diaconia, che ha moderato il dibattito, ha spiegato la scelta della parabola del buon samaritano come filo conduttore della giornata, e ricordato le strumentalizzazioni di cui è stata spesso oggetto.
In quest’ottica ha poi rimarcato il ruolo dei Corridoi umanitari avviati dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, insieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla Tavola valdese, con una serie di protocolli con lo Stato italiano, che dal 2015 a oggi hanno portato in salvo in Italia 1108 persone, il 18,5% di quelle aiutate a livello europeo con analoghi corridoi umanitari.
Sono considerati una buona pratica, purtroppo in alcuni casi sono stati strumentalizzati e (osserva criticamente Sciotto, a proposito degli eventi degli ultimi giorni, con il tragico naufragio sulle coste calabresi) considerati a torto, da qualcuno, in alternativa ai salvataggi in mare.


Laura Carletti, coordinatrice dei progetti di housing della Diaconia valdese a Torino, intervenuta nel panel dedicato agli interventi dal campo, “Proporre interventi appropriati” con una relazione dal titolo “C’era una casa molto carina… Etica ed empatia dei locali di vita” ci parla dell’attenzione ai dettagli per fare sentire le persone “a casa” anche in una sistemazione provvisoria.


Roberto Locchi, psicologo e psicoterapeuta che lavora per la Diaconia valdese fiorentina, ha curato uno dei due interventi introduttivi, incentrato su “La fatica di avvicinarsi all’altro (senza tamponarlo!)” e ci spiega i concetti di empatia e “giusta distanza”.


L’intervento conclusivo del convegno, curato dal responsabile dell’Area Minori della Diaconia valdese fiorentina, Pietro Vené, ha toccato un momento cruciale del percorso di cura (che però, forse non viene subito in mente), cioè la sua conclusione. Il momento del distacco, che può avvenire nel caso di un adolescente che trova la sua strada nella vita adulta, di una donna che esce dalla casa protetta, di una famiglia migrante che prosegue il suo viaggio altrove, oppure anche dell’anziano che cessa di vivere, sono tutti momenti in cui sia la professionalità sia l’umanità degli operatori entrano in gioco, come emerso da diversi interventi. Ce ne parla ancora Roberto Locchi.