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Il XVII Febbraio a Palermo

L’anniversario della concessione delle “Lettere patenti” da sempre è ricordato a Palermo proprio nel giorno del 17 febbraio con la celebrazione del culto e con momenti di fraternità, negli ultimi decenni condivisi con quanti quotidianamente fanno strada insieme a noi attraverso le relazioni ecumeniche e l’impegno diaconale, sociale, culturale. Nella vita delle chiese valdesi e di quella metodista di Palermo, anche quando l’anniversario cade in un giorno lavorativo, si è sempre trattato di un momento fuori dall’ordinario ritmo del tempo, quasi un “faccia a faccia” annuale con il nostro essere liberi di testimoniare l’Evangelo in un contesto complesso.

Ci sono monumenti, oggetti, canti, occasioni che fanno venire a galla in modo profondo la nostra memoria collettiva, che sembra divenire densa; lo storico francese Pierre Nora li ha definiti i “luoghi della memoria”. Credo che proprio l’anniversario delle Lettere patenti e il falò che illumina la notte con la notizia della libertà di essere testimoni nella società costituiscano insieme un “luogo della memoria”. Cantare, pregare, ascoltare attorno al falò del 17 febbraio conferisce senso profondo a quella memoria che cessa di essere il mero ricordo di eventi avvenuti nel Regno di Sardegna, nell’ormai lontano febbraio 1848, e che non hanno coinvolto persone in relazione di parentela con noi o territori a noi familiari. Diventa invece insieme inscindibile di tutto quello che c’è tra il ricordo dell’emanazione delle “Lettere patenti” e il nostro “qui e ora”.

Tra il 17 febbraio 1848 e la Palermo delle chiese e dell’opera metodista e valdese di oggi c’è stata la possibilità, dopo il 1860, di celebrare il culto e di evangelizzare, anche se con mille difficoltà e ostacoli; c’è stato il complicato rapporto con la nostra città – luogo di problemi sociali e culturali spesso insormontabili ma anche di straordinarie opportunità –; c’è stato il coraggio di testimoniare, annunciando la Parola e rendendo la Grazia cosa viva, con le iniziative diaconali avviate dal pastore Pietro Valdo Panascia; c’è stata la denuncia intensa e dirompente della criminalità mafiosa – con la pubblicazione del manifesto «Non uccidere» da parte della chiesa di via Spezio, del quale ci apprestiamo a celebrare i 60 anni –; c’è stato l’impegno sociale e politico iniziato soprattutto dal quartiere Noce ma che ha avuto e continua ad avere come orizzonte l’intera città; c’è stata la disponibilità a mettere in discussione, anche in modo profondo, il nostro essere protestanti a Palermo, iniziando proprio da qui a “essere chiesa insieme” con sorelle a fratelli migranti.

Riunirsi anche a Palermo attorno al falò del 17 febbraio significa essere portatori di tutto questo in un’unica memoria, che quando cantiamo, gioiamo, ricordiamo conferisce un senso sempre nuovo ai nostri successi, alle nostre sconfitte, alla nostra fraternità, ai nostri conflitti, parte di una vita comunitaria che probabilmente non avremmo vissuto e di un tessuto di relazioni che probabilmente non avremmo costruito senza la possibilità di essere cittadini, anziché essere discriminati per la fede che professiamo. Questa è la nostra memoria densa del 17 febbraio, profonda a Palermo come nelle Valli Valdesi: il Signore ci ha aperto spazi per la testimonianza dell’Evangelo, ci ha aperto vie e strade perché la nostra debolezza fosse forza per chi è più debole di noi, a cominciare proprio da coloro che, vicino o molto lontano da noi, non possono godere, a volte in nessun modo, della libertà religiosa.

Disegno per Riforma donato da Mauro Biani nel 2021 e che ringraziamo ancora una volta moltissimo