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O un intervento, o si affonda

«Se avete a cuore gli anziani più fragili dei vostri paesi e delle vostre città, ora è il momento di dimostrarlo».

È questo l’appello lanciato a livello nazionale dal Coordinamento Interassociativo del settore Socio-Sanitario. La situazione è sempre più drammatica per le strutture che ospitano la fascia più anziana della popolazione. Nell’appello si legge che «È stata anche definita la tempesta perfetta la situazione che stanno attraversando le RSA, le residenze socio assistenziali: rette ferme da anni, 30 mesi di pandemia e adesso l’aumento dei costi energetici, che pesano molto sulle strutture per anziani. Il settore è in difficoltà, col rischio di chiusura delle strutture o di aumento dei costi per le persone anziane e i loro familiari».

Il Coordinamento Inter-Associativo del Settore Socio-Sanitario, di cui fanno parte 19 Associazioni del coordinamento dei gestori dei servizi di assistenza socio-sanitaria fra cui anche la Diaconia Valdese – CSD, ha trasmesso un appello al Governo, al Parlamento, ai candidati alle elezioni del 25 settembre e alle Regioni nel quale si richiedono interventi immediati. 

Si pensa soprattutto ai 285 mila anziani che vivono in Rsa, perché solo qui trovano l’assistenza di cui la loro grande fragilità ha bisogno. Trenta mesi di pandemia hanno colpito le Rsa, e ora i costi dell’energia, le norme fiscali penalizzanti e il blocco delle quote regionali stanno portando il settore al definitivo
collasso. Senza un intervento rapido e concreto delle Istituzioni, centinaia di strutture dovranno chiudere. E, a quel punto, che ne sarà degli anziani? 

Gli aspetti su cui intervenire sono diversi. Un primo problema riguarda la crisi economica del settore, con rette ferme al 2010/2012, e quindi con bilanci in affanno prima della pandemia. La pandemia stessa ha poi portato un colpo decisivo a tutti gli Enti attivi nel settore: dal 2020 la situazione è andata precipitando, con drammatiche riduzioni dei fatturati e conseguente chiusura in perdita per oltre il 60% degli operatori. Infine la crisi energetica che sta investendo il paese sta ora portando le RSA al tracollo economico: le strutture non sono in grado di sostenere gli aumenti vertiginosi di tali costi, e quindi la continuità dell’assistenza
è a gravissimo rischio.

Per garantire i servizi, infatti, le strutture dovranno richiedere un immediato adeguamento delle rette, che sono per il 50% a carico delle Regioni e per il 50% a carico delle famiglie; ove le Regioni non si rendano disponibili agli adeguamenti, così come non lo sono state negli ultimi 10 anni, i costi non potranno che essere ribaltati sulle famiglie, già fortemente impegnate, e di conseguenza sui Comuni, che dovranno sostenere le famiglie più bisognose.
Nelle Rsa non si può abbassare il riscaldamento negli ambienti in cui vivono gli anziani, né è possibile effettuare altri risparmi, che andrebbero ad incidere immediatamente sulla qualità dell’assistenza. Dopo le perdite di 2020 e 2021 per la pandemia, nel 2022, con il rincaro dell’energia, le perdite previste per ogni posto letto in Rsa e nelle strutture residenziali per disabili vanno da 10 a 20 euro al giorno

Proseguire così è impossibile, così come dover scegliere se pagare bollette o stipendi. Tagli ai servizi, chiusure di enti e perdite di posti di lavoro sono ormai prossimi. «Chiediamo quindi un intervento immediato per continuare a svolgere la nostra missione di cura delle persone fragili» concludono dal Coordinamento.