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La salvezza che viene dalla grazia di Dio

Signore, apri tu le mie labbra, e la mia bocca proclamerà la tua lode
Salmo 51, 15

Quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a noi
I Giovanni 1, 3

Il Salmo 51 è uno dei più conosciuti, studiati, interpretati nella storia della esegesi. Il suo nome latino Miserere me evoca tutte le storture possibili inflitte alla parola del Signore. La confessione di peccato, il processo di ritorno a Dio fu trasformato troppe volte in un rituale vuoto di autocommiserazione perverso, degradante. Il trionfo della grazia sul nostro peccato, del bene rappresentato dalla parola divina e il perdono che egli elargisce per grazia mediante la fede, furono deteriorati in tentativi umani di “meritare” il favore divino con sacrifici e privazioni. Invece, nel testo troviamo questa via di ritorno a Dio, dal nostro peccato, dall’incidenza delle nostre idolatrie su come vediamo la realtà e il nostro prossimo, e l’appello a ritornare alla grazia. La preghiera è semplice: apri le mie labbra e la mia bocca proclamerà la tua lode.  Il salmista vede chiaramente dentro di sé la realtà terribile, oscura, colpevole del proprio peccato, ma allo stesso tempo scopre la radicalità viscerale dell’amore divino che offre il perdono che guarisce e salva. 

Questo confessa il salmista, non che il sacrificio possa cancellare il peccato e la colpa, ma la misericordia materna di Dio è la ragione della possibilità sempre aperta del perdono. Così la confessione di peccato diventa “proclamazione” della grazia di Dio che salva, testimonianza della potenza rigeneratrice del perdono divino che non solo perdona ma cancella per sempre il peccato che non sarà mai più ricordato. La grazia divina è luce che trasforma il cuore, lo spirito, la carne e la mente, trafigge la coscienza di peccato per trasformare l’essenza stessa del nostro essere che “ritorna” dunque a Dio trasfigurato dalla grazia divina: diventiamo peccatori perdonati e giustificati per grazia mediante la fede.