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Il Tempo per il Creato è adesso

«Ascolta la voce del Creato» è il titolo scelto per il del Tempo del Creato 2022 che ogni anno dal 1° settembre al 4 ottobre segna la maggior parte delle attività delle chiese cristiane. 

Utilizzando l’immagine del «Roveto ardente» (che il Libro dell’Esodo ubica sul monte Oreb e seppur in fiamme non brucia né altera nella sua composizione) come logo ufficiale, il Comitato organizzatore ecumenico sottolinea così la necessità di passare «dall’ansietà all’azione» e da «una teologia del saccheggio a una teologia della meraviglia».

Chad Rimmer, presidente del comitato direttivo del Tempo del Creato e responsabile del programma per l’identità, la comunione e la formazione per la Federazione luterana mondiale (Flm) ricorda che, «vi sono molte voci purtroppo inascoltate, ancora oggi, in tema di cambiamenti climatici e di cura della Terra. 

Ad esempio, coloro offrono per l’impatto del riscaldamento globale. Voci che detengono una sorta di saggezza generazionale sul vivere con gratitudine dentro i limiti della terra». 

Le diverse tradizioni cristiane, prosegue Rimmer, «offrono una gamma ricca e diversificata di risorse necessarie per aiutare a recuperare la capacità d’ascolto e dunque di poter ascoltare a fondo anche quella della Creazione». 

La tradizione teologica del libro della creazione «corre come un filo d’oro attraverso i Salmi e gli scritti dei primi Padri della chiesa». Martin Lutero disse, «Dio ha scritto [il Vangelo] non solo nei libri, ma anche negli alberi e in altre creature».

«La Creazione e le Scritture devono essere dunque “lette fianco a fianco” – prosegue Rimmer -, senza offuscare i confini tra ragione e rivelazione, rendendosi conto che la Creazione era la prima fase della Rivelazione di Dio culminata con la venuta di Cristo nel mondo. 

Contemplando insieme le due dimensioni – ha aggiunto – possiamo capire chi siamo, dove siamo e come siamo stati chiamati a vivere la giusta relazione con Dio e con le nostre co-creature».

Riflettendo sullo sviluppo della Teologia della Creazione nel corso dei secoli, Rachel Mash, coordinatrice ambientale della Chiesa anglicana dell’Africa meridionale, ricorda che «il crescente conflitto tra scienza e religione porta inevitabilmente a una perdita dell’intuizione spirituale e a un’attenzione troppo spesso rivolta alla sola salvezza individuale. Siamo passati da una teologia della meraviglia, a una teologia del saccheggio. A una natura “oggettivata” vista come materia da utilizzare per il bisogno o per la sola avidità umana».

P. Joshtrom Kureethadam, il coordinatore della sezione Ecologia e Creazione del Dicastero vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale, evidenzia la necessità di riscoprire il creato «come Tempio, come luogo santo, permeato dalla presenza divina, dalla liturgia, dalla spiritualità». 

Ricordando la collera di Gesù nel Tempio che era stato trasformato in «un covo di ladri, un mercato» ha detto, «oggi dissacriamo il Tempio di Dio. Come Gesù insegna, dobbiamo ascoltare il grido della Terra e il grido dei poveri e continuare ad ardere di “santa ira”, trasformando la rabbia in azione profetica».

Isabell Retamoza, giovane luterana Cherokee che lavora per la National Association of Women Lawyers negli Stati Uniti, grazie alla saggezza delle donne indigene afferma: «La nostra reciprocità con la Terra e l’appartenenza collettiva fondano insieme l’idea di uguaglianza». Oggi, dunque, è necessario «rifiutare l’antropocentrismo legato alla cultura coloniale occidentalie e tornare a una comprensione ancestrale dell’interconnessione e dell’appartenenza».

Le risorse per il Tempo del Creato di quest’anno saranno accompagnate da una lettera scritta dai leader delle chiese che prenderanno parte alle celebrazioni. 

Il materiale sarà disponibile a breve su www.seasonofcreation.org e sui siti web delle organizzazioni partecipanti prevede un testo per il culto di preghiera ecumenica, una guida pratica all’azione; idee di advocacy per salvaguardare la nostra Casa comune. 

«Il movimento ambientalista ha bisogno di persone di fede», conclude Rachel Mash «in quanto capaci di portare la speranza, la preghiera e l’azione».

 

Foto di Dale Gillard: Il roveto al monastero di santa Caterina nella penisola del Sinai, che la tradizione monastica identifica con il rovo ardente