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Luterani impegnati per il soccorso della popolazione ucraina

«La generosità dei volontari infonde speranza, una speranza che corre di pari passo con la preoccupazione per il possibile sfruttamento di tante madri e dei loro bambini, oggi estremamente vulnerabili», si legge sul sito della federazione luterana mondiale (Flm).

Nonostante la sua lunga carriera in campo umanitario, Rebekka Meissner è rimasta profondamente colpita dalle immagini che visto e dalle storie che ha raccolto ai valichi di frontiera polacco-ucraini. Zone che ha visitato in occasione di una recente missione conoscitiva decisa dalla Federazione luterana mondiale. 

Ciò che l’ha più colpita, ha detto, sono state «sterminate file di donne stanche, esauste, tristi, e di alcune nonne intente ad accudire bambini piccoli. Ad accoglierle tante e tanti volontari che stanno mettendo a disposizione la loro generosità e il loro entusiasmo.

Meissner, coordinatrice del Program Executive for Member Church Projects della Flm, ha trascorso quattro giorni in Polonia, visitando Varsavia e le aree di confine dove l’Onu afferma si trovino già «oltre 1,8 milioni di ucraini fuggiti per scampare all’invasione russa nel loro paese». 

Meissner, nel suo peregrinare (insieme a Chey Mattner, capo delle operazioni per il dipartimento del servizio mondiale della Flm e il pastore Ireneusz Lukas, segretario regionale per l’Europa), ha portato la solidarietà delle Flm, ha valutato i bisogni dei rifugiati per meglio capire come sostenere le persone bisognose insieme alla locale Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Polonia (Ecacp).

Meissner e i suoi colleghi hanno visitato due dei sette valichi di frontiera della Polonia, assistendo coì «alla risposta immediata di aiuti in atto, ben intenzionata ma spesso caotica» messa in atto dalle persone che offrono aiuto e ospitalità ai rifugiati. 

«C’è il rischio che alcune persone approfittino delle attuali condizioni di vulnerabilità di persone che si affidano a chiunque rivolga loro aiuto e protezione; persone che potrebbero essere invece dei “predatori”. Le famiglie in fuga sono spesso guidate da sole donne estremamente vulnerabili, stremate, e desiderano ardentemente essere portate in salvo e in un luogo più sicuro anche per i loro figli», dice Mattner. 

Fornire «trasporti e garantire la registrazione delle persone in transito e dove queste saranno destinate è necessario e fonte di tutela. Cercare spazi sicuri attraverso le chiese e le organizzazioni riconosciute è una priorità assoluta nel paese in questo momento», conclude Mattner.

In risposta al rischio di tratta e sfruttamento, la Flm sta collaborando con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati  e sta allestendo punti di registrazione dove i rifugiati possono ritirare la documentazione necessaria e generi di sostentamento e per essere indirizzati anche, per chi lo richieda, all’assistenza psicologica per affrontare il trauma sofferto. 

Un’altra «preoccupazione immediata – rileva Meissner – sono le persone con disabilità che fuggono dai combattimenti e che richiedono un supporto specializzato che potrebbe non essere prontamente disponibile nelle loro comunità ospitanti».

Ci sarà anche bisogno di «assistenza all’infanzia fornite da persone di lingua ucraina. Coloro che hanno già trovato un posto dove stare in Polonia potrebbero essere formati come educatori».

La chiesa Ecacp è la più grande denominazione protestante in Polonia con 63.000 membri di chiesa e con 133 comunità sparse in tutto il paese. Il suo impegno diaconale, Diakonia Polonia, con personale e risorse sono state messe a dura prova dall’attuale crisi e dunque si sta cercando di intensificare e aiutare la risposta che questa chiese sta fornendo ai rifugiati. «Oggi è necessaria una più stretta cooperazione con la chiesa cattolica romana – chiosa Mattner – al fine di attuare servizi coordinati per i più bisognosi».