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bell hooks, punto di riferimento del pensiero femminista

Il 15 dicembre scorso è morta bell hooks, figura di spicco del femminismo e del pensiero radicale afroamericano. Si è spenta all’età di 69 anni nella sua casa di Berea, città dello stato del Kentucky, circondata da amici e familiari. 

Gloria Jean Watkins – questo il suo vero nome – era nata il 25 settembre 1952 a Hopkinsville, in Kentucky, da Veodis e Rosa Bell Watkins, quarta di sette figli. Lo pseudonimo – che chiedeva che venisse riportato in lettere minuscole per enfatizzare la “sostanza dei libri, non chi sono” – derivava da bell come la madre, Rosa Bell Watkins, e hooks come la nonna materna, Bell Blair Hooks.

Frequentò scuole separate nella contea di Christian, poi andò alla Stanford University in California; conseguì un master in inglese all’Università del Wisconsin e un dottorato in letteratura all’Università della California a Santa Cruz. Ha insegnato presso l’Università di Yale, il City College di New York e nel 2004 è tornata in Kentucky per insegnare al Berea College. 

Il suo primo libro, Ain’t I a Woman? Black Women and Feminism fu pubblicato nel 1981. La sua carriera letteraria è proseguita con più di 40 libri tra cui saggi, poesie e libri per bambini. 

Con Feltrinelli ha pubblicato Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale (1998) e Tutto sull’amore. Nuove visioni (2000). In italiano sono usciti anche i volumi “Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà” (Meltemi, 2020), “Elogio del margine. Scrivere al buio” (Tamu, 2020), “Il femminismo è per tutti” (Tamu, 2021). Al centro dei suoi libri ci sono le relazioni di potere (tra persone bianche e nere, tra classi sociali) e il loro influsso sulle relazioni affettive, di coppia, tra genitori e figli. Immersi nel concreto della vita quotidiana, i suoi testi sollevano nodi politici, tra i quali ad esempio il rifiuto di un femminismo che fa dell’Occidente un modello per il resto del mondo, la necessità di ripensare il rapporto tra donne e lavoro in una società in crisi, l’impegno per una conversione femminista degli uomini.

Nel 2010, il Berea College ha aperto il bell hooks Institute, che ospita la sua collezione di arte contemporanea afroamericana, manufatti personali e copie dei suoi libri pubblicati in altre lingue. 

hooks ha enormemente influenzato numerosi scrittori in numerosi campi del mondo accademico e non solo.

Anche la teologa Elizabeth Green, pastora delle chiese battiste di Cagliari e Carbonia, ne ha condiviso un ricordo che riportiamo di seguito.

«“Guarda cosa ti ho trovato”, disse anni fa una mia amica, allungandomi una copia di Elogio del margine di bell hooks, all’epoca quasi irreperibile. Per la nozione del margine ero debitrice di Paul Tillich prima e Mary Daly poi, ma in quel libro hooks diede al margine un’immagine che da allora mi è rimasta impressa: «Per noi, americani neri, abitanti di una piccola città del Kentucky, i binari della ferrovia sono stati il segno tangibile e quotidiano della nostra marginalità» (p. 66). hooks spiega come solo gli uomini e le donne neri attraversavano i binari in ambedue direzioni permettendo loro – a differenza dei bianchi – di comprendere sia il centro che il margine. hooks poi ci ha invitato ad abitare tale confine facendone uno spazio di resistenza. 

Il pensiero di bell hooks, che già dall’inizio degli anni Ottanta analizza le connessioni tra razza, sesso e capitalismo, anticipava ciò che avremmo imparato a chiamare femminismo intersezionale grazie a un’altra donna afroamericana Kimberlé Crenshaw.

Ed è grazie a Maria Nadotti, attenta interprete del femminismo statunitense, se nel giro di pochi anni vengono pubblicati in Italia due testi di bell hooks che offrono una visione alternativa al pensiero della differenza sessuale che all’epoca andava per la maggiore.

Anche il secondo testo, Tutto sull’amore non delude. In primo luogo, per lo stile scorrevole e coinvolgente di hooks che parte da sé e dalla propria esperienza personale; in secondo luogo, per l’attenzione data alla dimensione spirituale della vita. hooks passa dal buddismo a Martin Luther King con una naturalezza disarmante e avvincente. Così tanto che è stato per me un testo di riferimento fisso in vari seminari di empowerment per le donne. hooks, quindi, esce dagli schemi ai quali siamo abituate, è una femminista radicale e intersezionale che cita le Scritture e crede nell’amore come unica via per superare le molteplici forme di dominio.

È davvero un peccato che non sia stato tradotto il libro successivo di hooks sul tema Comunione, la ricerca femminile dell’amore preferendo invece offrire ai lettori e alle lettrici italiane  un testo dei primi anni ’90 Insegnare a trasgredire. L’educazione alla libertà. Alla morte di bell hooks, autrice di più di trenta libri, incluse acute analisi della maschilità nera,  non possiamo che riflettere ancora una volta sulla strana politica editoriale del nostro paese che impedisce a chi non conosce l’inglese uno studio meditato e sistematico di una pensatrice così innovativa e gradevole come bell hooks».

 

 

foto di Alex Lozupone (Tduk)