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Dall’inizio… fino alla fine

«Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Giovanni 13, 1b).

Amare fino alla fine non è prerogativa di chiunque: occorre fedeltà ed è necessario il coraggio della scelta quotidiana del perdono. Amare fino alla fine è una impresa davvero difficile. Richiede di amare fino in fondo, di essere fedeli fino in fondo, occorre guardare alla realtà senza esserne pietrificati, avere il coraggio di perdonare e di perdonarsi fino in fondo.

Effettivamente, la società non ci aiuta, formando artificialmente un’immagine di noi stessi che diventa sin dalla più tenera età il nostro termine di paragone o, in molti casi, la nostra stessa identità. Un corpo impossibile da amare, quello che vediamo riflesso nello schermo del cellulare: esibito, manipolato, denigrato, idolatrato, oggettivato, sempre posseduto da qualcuno di diverso da noi. Impossibile amare – men che meno «sino alla fine» – un corpo, un’identità, che non riusciamo ad abitare. Forse perché un corpo così, una siffatta identità, semplicemente non è umana.

Gesù amò i suoi discepoli, che erano nel mondo, umani, umanissimi, fino alla fine. Li scelse diverse e diversi e li amò così come erano, amandoli così tanto da non lasciarli come li trovò. Gesù, il quale conobbe sulla propria pelle gli effetti mortali del connubio tra il potere politico, quello religioso e le forti pressioni sociali, vinse amando i suoi discepoli fino alla fine.

Già solo questo basterebbe per fidarsi di lui. Eppure Gesù è capace di un amore ancora più grande: ci ha amate e amati sin dall’inizio. Gesù, pur essendo Dio, dona se stesso nascendo da una tra le adolescenti più indifese del suo tempo, in un contesto storico particolarmente ostile agli infanti e alle donne. Amare è abitare lo stesso mondo della persona amata e, coerentemente all’amore, Dio sceglie di abitare pienamente la natura umana nel bambino Gesù. Solo la persona di Gesù, avrebbe potuto efficacemente amarci.

La grammatica dell’amore, infatti, non la apprendiamo da bei discorsi, utopiche ideologie e azioni volenterose, ma dalla vicinanza di una presenza che ci ama fino alla fine… e dall’inizio.
L’amore personale e singolare di Gesù è l’unico che è riuscito a incontrare la nostra limitatezza e temporalità umana. Anche in questo strano anno, celebriamo il Natale: un amore non ideale o utopico, ma veramente umano. È il corpo in relazione di Gesù, che ci narra dell’amore dell’invisibile Dio.

Anche in questo Natale, in cui i corpi sono effettivamente distanti, giunga a te attraverso le pagine bibliche la memoria dell’evento che ha rivelato il fatto che Dio non ti ama solo a parole, ma personalmente. Fino alla fine… dall’inizio, Gesù ci amò.

Buon Natale.