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Gli «esteri» dimenticati

Sulla totalità delle notizie dei principali dei telegiornali nazionali (Rai, Mediaset e La7) del prime time degli ultimi 2 anni solo il 25% delle notizie è stato riservato agli esteri.

«Un trend insoddisfacente seppur in crescita», rileva lo studio dell’Osservatorio di Pavia – promotore insieme a Cospe, il sindacato unitario della Rai (UsigRai) e alla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) – del Terzo Rapporto «Illuminare le periferie» e dal titolo «I non luoghi dell’informazione. Le periferie umane e geografiche nei media».

Un Rapporto (presentato pochi giorni fa presso la Comunità di Sant’Egidio a Roma) che sarà una nuova occasione oggi pomeriggio alle 17 per riflettere (in streaming) sui «non luoghi dell’informazione».

Appuntamento che sarà visibile sulla pagina Facebook del Cospe e dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), che sostiene il rapporto insieme all’Impresa sociale Con i bambini.

All’incontro, interverranno Azzurra Meringolo, Radio RAI, Paola Barretta e Giuseppe Milazzo, dell’Osservatorio di Pavia, Anna Meli del Cospe, Vittorio Di Trapani dell’Usigrai, Lucia Goracci della Rai, Valerio Cataldi, Rai e Carta di Roma, Giuseppe Giulietti per la Fnsi ed Emilio Ciarlo per l’Aics.

«Il carattere universale della pandemia, che colpisce tutti indipendentemente dal ceto sociale e ovunque nel mondo, potrebbe essere un’occasione unica per ricostruire fiducia attorno alle parole solidarietà e cooperazione e per comprendere una volta di più che locale e globale sono dimensioni connesse e ormai inscindibili», scrive la direttrice del Dipartimento di Comunicazione Cospe Anna Meli, presentando il Rapporto.

«Non è vero però – prosegue – che il virus ci ha resi tutti uguali: in qualche modo ha ampliato e reso più visibili le disparità sociali, di accesso al mondo dell’istruzione, della casa, del lavoro soprattutto per le donne. Per non parlare dei vincoli alla mobilità umana, nonostante oggi sia più chiaro a tutti quanto siano oppressivi, continuano a tradursi in politiche miopi sulle migrazioni e a causare tragedie quotidiane e insopportabili. Disuguale, risulta essere anche l’accesso all’informazione da parte dei gruppi e dei soggetti più vulnerabili. Questo rapporto di ricerca fotografa bene le sfide per il mondo dell’informazione in Italia».

Dalle analisi condotte per la redazione del Rapporto e nonostante l’eccezionalità del periodo preso in considerazione (condizionato dalla pandemia) si conferma una tendenza riscontrata negli anni, in cui «i temi considerati “periferici” dall’informazione televisiva italiana, ma cruciali per una comprensione minima della realtà politica, economica e sociale sempre più globalizzata, entrano nell’informazione di prima serata con un andamento a onde, solo al verificarsi di eventi specifici che li strappano dall’ombra e dal silenzio per renderli momentaneamente attuali sui nostri schermi.

Solo l’1% dei servizi dei telegiornali di prima serata – che ricordiamo essere seguiti da circa 8 italiani su 10 –  riguarda le cosiddette “periferie”: disoccupazione, disagio sociale, mancato accesso ai servizi, peggioramento delle condizioni di vita, povertà educativa. Questa tendenza sembra essersi mantenuta anche nel corso dell’emergenza sanitaria causata dal Covid 19, fase che ha ulteriormente amplificato le situazioni di disagio».

Anzi, «l’emergenza della pandemia nell’informazione, ha fatto in modo che a partire da marzo di quest’anno i servizi dedicati alla crisi economica generale in Italia schiacciassero, ridimensionandola, la componente della povertà strutturale, legata alla marginalità».

La pandemia – ricorda il Rapporto – «ha toccato tutti i cittadini, confondendo le differenze di situazioni e quindi di fatto oscurando la marginalità: “Tutti poveri, nessun povero”, con un’ulteriore esclusione dall’informazione di prima serata delle disuguaglianze strutturali. Sono state 234 le notizie dedicate alla marginalità; decisamente in calo rispetto al 2018, quando nello stesso periodo, erano state 408 (quasi il 50% in meno)».

In generale ci dice ancora il Rapporto, dal 2012 al 2017, «le periferie – aree, contesti e temi “strutturalmente” assenti dall’agenda – raccolgono l’1% della pagina degli esteri, 636 notizie in 8 anni, una media di 1 notizia al mese per telegiornale. Dal 2018, si rileva un ulteriore decremento che si consolida nel 2019 e nel 2020: 60 notizie nel 2019 e 35 da gennaio a settembre del 2020, pari, rispettivamente allo 0,5% nel 2019 e allo 0,4% nel 2020».

Il resto delle notizie (dedicate agli esteri) è considerato con una «prossimità relativa alla pandemia», quindi prevalentemente eurocentrico.

L’Africa è trattata giornalisticamente solo nel 5% delle notizie (24 in 9 mesi) e al Centro America è dedicato solo l’1 % dello spazio tra le informazioni.

Nel trattamento degli esteri si rilevano, poi, alcune differenze editoriali: i notiziari Mediaset, in media, hanno la metà di notizie dedicate alle guerre, ai conflitti e alla politica internazionale rispetto alla Rai e al telegiornale di La7.

Le soft news (costume, spettacolo, società e curiosità) nei tg Mediaset, in particolare Tg4 e Studio Aperto, sono 2 volte superiori rispetto a quelli della Rai e 4 rispetto al Tg La7.

Da segnalare anche un dato positivo: «una generale crescita della presenza degli esteri nel corso degli ultimi anni, nella fascia dei Tg di prime-time».

L’analisi diacronica svolta dal 2012 al 2020  – dice il Rapporto – «suggerisce la presenza di un incremento delle notizie dall’estero, in particolare dal 2015 al 2017, con una lieve flessione nel corso del 2018 e una ripresa nel 2019, che continua anche durante il 2020 (24,9 %)».

Riguardo «agli esteri» su facebook si rileva, infine, il grande ruolo degli influencer e la loro popolarità nel determinare il successo di un paese su quello di un altro.

Tra i primi 5 attori per numero di interazioni, tolte le pagine delle testate (Fanpage.it , Repubblica e Corriere della sera) «si trovano: Matteo Salvini (40 mila interazioni) e Lorenzo Tosa. Per i quali la potenza espressa è evidente: si va dalle 40mila interazioni di Salvini alle 3000 in media di Repubblica e Fanpage.it».

«L’esclusione mediatica – prosegue Meli -, infatti, è spesso specchio ma anche causa di esclusione sociale, e questo risulta tanto vero sui media mainstream che sui social, come analizza bene il Rapporto nella parte esteri in riferimento a Facebook».

Il Rapporto quest’anno sotolinea, ancora più del passato, che «il dibattito politico e “cronachistico” ha tolto spazio ai temi sociali e alle notizie dedicate agli esteri, dunque – conclude Meli -, ha soffocato notizie di contesto e di approfondimento utili per informare l’opinione pubblica sulle cause delle disuguaglianze, sulle dinamiche economico sociali globali.

Rimettere al centro della narrazione gli invisibili, i giovani, le donne, le minoranze, gli esclusi e il mondo tutto, incluso i paesi da cui provengono le persone di origine straniera in Italia, in una dimensione di rispetto, ascolto e comprensione delle dinamiche sociali è la sfida che lanciamo ai colleghi giornalisti e al mondo dell’informazione italiana».

 Il rapporto di ricerca Illuminare le periferie è curato dall’Osservatorio di Pavia, promosso da Cospe onlus, dall’UsigRai, Fnsi – Federazione Nazionale Stampa Italiana con il contributo dell’ Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e da quest’anno, anche dell’Impresa Sociale Con i Bambini. Due i focus della analisi: il contesto italiano dell’informazione (nazionale e regionale) e quello estero, con uno sguardo ai paesi e alle questioni “marginali” come siccità, carestie, conflitti endemici (analizzate nei social oltre che nei mezzi di informazione tradizionali).