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In che modo la tecnologia aiuta il catechismo

La scorsa settimana abbiamo raccontato come la chiesa valdese di Milano affronta la sfida del catechismo da casa” (vedi qui l’articolo). Com’è la situazione nelle chiese valdesi di Catanzaro/Vincolise e Dipignano/Cosenza? Lo abbiamo chiesto a Jens Hansen, pastore in Calabria da 22 anni, che ci racconta una situazione già normalmente molto diversa: «In molte chiese della diaspora il catechismo affronta una doppia sfida, quella dei numeri e quella del metodo. In Calabria i numeri sono sempre stati esigui. Cerano anni in cui non si svolgeva affatto perché non cerano catecumeni, in altri avevo un solo catecumeno e, visto che viveva lontano, andavo a casa sua e dopo il catechismo gli davo ripetizioni di matematica e latino…».

Anche prima dellemergenza, quando il gruppo del catechismo era più numeroso, il pastore ha «sperimentato nuove tecnologie, come la lim (lavagna interattiva multimediale, ndr) che uso volentieri nelle lezioni a scuola, ma che per il catechismo non mi sembra adatta».

Prima della crisi, il gruppo di Catanzaro (una ragazza e 3 ragazzi fra 12 e 17 anni) si riuniva la mattina di domenica dopo il culto o il pomeriggio prima del culto. Nel nuovo gruppo di Dipignano (due ragazzi) cè stato solo un incontro di conoscenza prima dello scoppio della crisi.

– Che cosa è successo dopo il lockdown?

«I consigli di chiesa mi hanno lasciato libera scelta nella ricerca dei modi più adatti per continuare il catechismo a distanza. Ho quindi cercato in rete dei programmi e delle piattaforme secondo questi criteri:

– i catecumeni non devono essere costretti a iscriversi a nuove piattaforme o siti;

– i programmi devono essere preferibilmente di sorgente aperta e di conseguenza più sicuri di quelli dei giganti della rete da cui personalmente mi sono felicemente separato (ho escluso in partenza Skype e anche Zoom, che allora aveva grandi problemi di intrusioni, poi risolti);

– devono permettere una didattica dialogica;

– devono essere adatti ai device che i catecumeni hanno a casa, non tutti hanno il computer ma tutti hanno il cellulare e talvolta anche il tablet.

Alla fine per le lezioni dal vivo” ho scelto freeconferencecall, un programma per videoconferenze opensource e libero, e la piattaforma classflow, che però si è mostrata ostica per la gestione con i cellulari e quindi alla fine non lho utilizzata».

– Fra lezioni in videoconferenza con tutti e lezioni messe in rete ed elaborate dai catecumeni con i loro tempi qual è stata la scelta?

«Visti i problemi (che esistevano anche prima) di trovare un appuntamento comune, e considerato che i catecumeni sono molto impegnati nelle videolezioni con la scuola, ho deciso di offrire delle lezioni online a tempo differito, che lasciano libertà ai catecumeni di affrontare la lezione nei tempi e modi che scelgono loro. Purtroppo (per me che mi ero felicemente liberato da Google) non ho trovato piattaforma migliore di Googleclassroom. Poiché quasi tutti hanno un cellulare Android, quindi anche uniscrizione a Google, ha il vantaggio di evitare altre iscrizioni».

– Quali materiali hai utilizzato per le lezioni?

«Trovata la piattaforma si trattava di adattare le lezioni, pensate per un catechismo a presenza, al mondo del cellulare o tablet. Così creo videolezioni, video didattici da presentazioni, animazioni e utilizzo materiale video reperibile in rete per introdurre dei temi. Purtroppo spesso è in tedesco o inglese, ma essendo dei clip brevi faccio il doppiaggio, mettendo la mia voce. Uso i quiz per verifiche e i temi liberi per far sviluppare ai catecumeni delle proprie idee. Classroom mi dà il grande vantaggio di poter interagire direttamente con ogni catecumeno e reagire ai suoi elaborati e di personalizzare le lezioni».

– Questo comporta un lavoro più intenso per il pastore?

«Il lavoro certamente è più impegnativo. Una cosa è sviluppare delle lezioni e portarle in chiesa dove siamo seduti in un cerchio e parliamo, una cosa è partire dallo schema didattico e creare delle videolezioni e animazioni. Alla fine tradurre la lezione tradizionale in ununità didattica online è unottima sfida. Mi aiuta anche a verificare se la mia didattica è in séconsistente».

– Come hanno reagito i catecumeni? Ti seguono?

«Certo, il catechismo a tempo differito senza la presenza contemporanea si appella alla disponibilità dei catecumeni a svolgere le lezioni a ritmo settimanale in modo autonomo. Non tutti lo fanno con regolarità e talvolta ci vuole una telefonata per parlare di persona e per verificare se il contenuto scelto o il metodo applicato non è adatto o non piace. Dopo 5 settimane di catechismo differito proporrò una videoconferenza anche per sentire e vedere i catecumeni e verificare con loro se il modello va bene».

– Che cosa succederà dopo la crisi, come pensi di continuare il catechismo?

«Certamente tornando in chiesa a fare il catechismo di presenza. Certo, avendo preso gusto nella preparazione di animazioni e videolezioni, niente toglie che mi possa inventare qualcosa e proiettarlo. A Dipignano, dove il catechismo si svolge ogni due settimane, invece, penso che la lezione online sia una buona strada per dare una continuità settimanale. Penso che, se il consiglio di chiesa e i catecumeni sono daccordo, là si alterneranno le lezioni dal vivo con quelle a distanza».

 

 

Foto: via Istock