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Spazi per rompere la solitudine

È difficile essere una famiglia oggi: agende troppo fitte di impegni, senso di dispersione, mancanza di momenti per stare insieme… aspetti che talvolta emergono anche all’interno delle chiese. Le famiglie cercano luoghi di aggregazione e confronto: le chiese possono fare qualcosa?

In Svizzera, la chiesa evangelica riformata di Penthalaz, nel cantone di Vaud, ha proposto una soluzione. Uno “Spazio arcobaleno” aperto alle famiglie di tutte le confessioni, autoctone o arrivate dalla città, o straniere. Lo spazio è gratuito e aperto a tutti, e alla nascita di ogni bambino nella parrocchia la chiesa invita la famiglia a partecipare al gruppo.

L’idea iniziale, spiega la diacona Catherine Novet in un articolo pubblicato recentemente su Réformés (qui l’originale) che ha creato questo spazio, era di un luogo in cui i genitori potessero condividere del tempo con i figli. Con il passare del tempo lo Spazio arcobaleno” si è rivelato anche un’occasione di incontro per i genitori, per discutere e confrontarsi. Molti sono contenti di lasciare giocare i bambini e di fermarsi un attimo a «condividere le loro gioie e preoccupazioni di adulti». 

Per i genitori questo spazio diventa uno strumento di mutuo aiuto, soprattutto in situazioni di difficoltà non necessariamente legate all’ambito strettamente familiare (qual è l’alimentazione giusta per i bambini?), ma anche lavorativo (come affrontare una situazione di molestie?) e personale (come reagire di fronte a una persona maltrattante?). Catherine Novet lascia che la discussione trovi la sua strada, intervenendo quando necessario, e talvolta segue “a tu per tu” chi ha bisogno di ascolto. Certo il lavoro è tanto, riconosce, e ci vorrebbe una squadra di volontari per gestire contemporaneamente più gruppi, i bambini e gli adulti.

Ma lo “Spazio Arcobaleno” non è l’unico della zona; a una quarantina di km di distanza, la comunità di Genolier ha avviato uno spazio analogo nel 2018, “La barchetta”. Qui un gruppo di volontari c’è, e con un piccolo investimento nell’acquisto di materiali (quasi tutti di seconda mano) e lo spostamento degli arredi prima degli incontri, si è creato un nuovo spazio, anch’esso gratuito e aperto a tutti, come spiega l’animatrice e fondatrice Eliane Nugues: «La chiesa offre uno spazio il cui scopo principale è rompere una certa solitudine che molti giovani genitori sentono».

Quello della solitudine è un problema generalizzato, e anche altre chiese del cantone hanno creato spazi simili, a Villars-sur-Ollon, con incontri mensili intorno a un caffè, dove la stessa pastora Solange Pellet ha riconosciuto l’importanza di questo luogo d’incontro per genitori, essendolo lei stessa: «I genitori hanno bisogno d’ascolto», afferma.

A Savigny, gli incontri hanno anche un carattere religioso, con preghiere e meditazioni, oltre che offrire scambi di esperienze e consigli tra genitori, e qui ad avviare l’iniziativa è stato il pastore Benjamin Corbaz, che riconosce: «Oggi essere genitore significa spesso non avere il tempo, facciamo fatica a condividere dei momenti con i nostri figli. Ma è la nostra società che ha un problema, le esigenze sono molto forti. In tutti gli ambiti c’è un vero culto della performance: bisogna essere un buon genitore altrimenti si ha una scarsa autostima, e c’è un tabù nel non poter dire “non ce la faccio più”. Ci vuole uno spazio in cui prendere coscienza che non si è soli, né nel gruppo né con Dio, che ci accompagna».