susana-jacob-720x380

Migrare è un diritto

Fra gli ospiti della 56° assemblea sinodale delle chiese valdesi del Rio de la Plata vi è Susanna Jacob, presidente del Consiglio di amministrazione di Caref, la Commissione argentina per i profughi e i migranti, organismo ecumenico di lunga tradizione che lavora almeno dal 1973 sui diritti della popolazione migrante in Argentina, nata allora per rispondere alla crisi legata alle dittature in Cile e Uruguay e alla conseguente fuga da queste due nazioni di migliaia di persone. Jacob, metodista, di lavoro è assistente sociale. L’ufficio stampa della Iglesia Valdense le ha posto alcune domande.

In quali ambiti lavora Caref?

«Direttamente con coloro che richiedono assistenza, rifugio, consulenza per le procedure. C’è l’ufficio legale, che opera da più di dieci anni e c’è l’area di ricerca che lavora su vari ambiti: violenza di genere, tratta di esseri umani; questioni molto importanti perché molto spesso ciò che sembra migrazione in eraltà è altro, è sfruttamento».

Caref ha realizzato un rapporto sulla percezione generata dai mezzi di comunicazione nei confronti delle popolazioni migranti e della loro relazioni con gli episodi criminosi.

«L’area di comunicazione di Caref sta assumendo un peso sempre più rilevante di fronte alle necessità legate alle nuove forme di dialogo, penso ai social network e ai nuovi media, per diffondere le attività che svolgiamo e per monitorare le informazioni distorte che da questi strumenti vengono convogliate. A partire dal 2015 queste storture sono cresciute moltissimo, in concomitanza con la stretta del governo argentino sul tema delle migrazioni e dell’accoglienza».

Vi sono alcune figure pubbliche che a tal proposito hanno sottolineato come la migrazione non sia un diritto umano consacrato.

«In Argentina abbiamo una legge sulle migrazioni molto importante, molto completa e riconosciuta, in cui è scritto chiaramente che le persone hanno diritto a spostarsi in cerca di una vita “normale”. Oggi assistiamo a una fase storica in cui diritti acquisiti vengono erosi, le norme si complicano, i tempi per la visione delle pratiche si allungano; e per questo bisogna vigilare e denunciare».

E in riferimento alla popolazione che fugge dal Venezuela in fiamme?

«Sono oramai due-tre anni che l gente del Venezuela sta lasciando il proprio paese. Abbiamo appena siglato a gennaio un accordo con l’agenzia Onu per i rifugiati, un accordo per fornire aiuti a queste persone. Siamo di supporto all’agenzia delle nazioni Unite e da gennaio il telefono non ha mai smesso di squillare. Lavoriamo in collaborazione con le agenzie umanitarie e le chiese anche del Brasile, coinvolto a sua volta in questi flussi. Le chiese luterane e evangeliche brasiliane e argentine sono in prima linea».

Qual è il ruolo delle chiese in Caref?

«Vi è un’assemblea annuale in cui ciascuna delle chiese che compongono la Commissione inviano 5 rappresentanti. Si tratta della chiesa valdese, metodista, luterana e dei Discepoli di Cristo. Ogni 4 anni si rinnovano le cariche. C’è da sottolineare che Caref ha oramai 45 anni di storia, una lunga esperienza e un grosso archivio di informazioni che è stato possibile recuperare e digitalizzare anche soprattutto grazie alla collaobrazioen con la Chiesa valdese in italia e ai suoi fondi dell’otto per mille».