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È donna il nuovo vescovo anglicano di Londra

È una donna il nuovo vescovo anglicano di Londra: Sarah Mullally, 55 anni, sposata con due bambini, ha ricevuto lunedì scorso il placet formale dalla regina Elisabetta II, capo della Chiesa anglicana, diventando il 133° vescovo della City.

Per la prima volta Londra – che è la terza sede per prestigio dopo quella di Canterbury, al cui vertice vi è il primate anglicano, e quella di York – avrà un vescovo donna dopo che solo nel 2005 la Chiesa di Inghilterra ha aperto all’episcopato femminile. Libby Lane fu la prima donna inglese consacrata vescova nel corso di una cerimonia tenutasi nel 2015 nella cattedrale di York, alla presenza di un centinaio di vescovi e diverse centinaia di fedeli.

Sarah Mullally – che si insedierà nel 2018 con una solenne cerimonia presso la St. Paul’s Cathedral – ha un curriculum singolare: è stata infermiera professionale per 35 anni nel Servizio Sanitario Nazionale, ed è stata funzionario statale nel Dipartimento della salute. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 1999 è stata eletta la più giovane infermiera capo d’Inghilterra, mentre nel 2015 è stata nominata Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico per i servizi resi a infermiere e a ostetriche. Nel 2001 è stata ordinata diacona e nel 2002 sacerdote. Ha completato un Master in teologia pastorale all’Hitthrop College nel 2006, ed è stata nominata Rettore del Sutton Team Ministry lo stesso anno. Nel 2015 è stata consacrata vescova di Crediton, divenendo la quarta vescova della Chiesa d’Inghilterra.

«È un grande onore essere nominata alla sede di Londra», sono state le sue prime parole. «Avendo vissuto e lavorato a Londra per oltre 32 anni, il pensiero di venire qui è come tornare a casa. Mi viene spesso chiesto come sia stato avere due carriere, prima nella Sanità e ora nella Chiesa. Preferisco pensare di avere sempre avuto una sola vocazione: seguire Gesù Cristo, conoscerlo e farlo conoscere, cercando sempre di vivere con compassione al servizio degli altri, sia come infermiera, sia come sacerdote o vescovo. Avere ora l’opportunità di farlo in questa città è un meraviglioso privilegio».

La vescova Mullally è anche una prolifica utente di Tweeter: in agosto è stata identificata da Premier come il vescovo più attivo su web. Non riconoscendosi nell’ala evangelicale della Chiesa ma ritenendo prioritaria l’evangelizzazione, ha dichiarato: «Twitter è un modo di comunicare la buona novella del vangelo a tutta una serie di persone che potrebbero non incontrare mai la chiesa».

La nomina della Mullally è stata accolta con entusiasmo da molti. Le prime congratulazioni sono arrivate dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che ha commentato: «Essendo una delle prime donne consacrate come vescovo nella Chiesa d’Inghilterra, non solo ha tracciato una pista per le altre ma ha anche coltivato i principi della reciproca accoglienza che continuerà a dare frutti a Londra».

Ma c’è qualcuno che ha espresso disappunto per il fatto che a ricoprire una carica così prestigiosa sia una donna che, per di più, è stata tra i 10 vescovi facenti parte del Gruppo di riflessione sulla sessualità, incaricato di portare avanti il «processo di discernimento» della Chiesa d’Inghilterra sulle relazioni tra persone dello stesso sesso.

Una chiesa conservatrice della capitale ha lasciato intendere che potrebbe staccarsi dalla Chiesa d’Inghilterra se la nuova vescova di Londra non avrà una posizione ortodossa sulla sessualità. William Taylor, rettore della conservatrice St Helen’s Church Bishopgate, ha detto che la prima domanda che rivolgerà alla nuova vescova sarà di chiederle se è disposta a «dichiarare come peccato ciò che Dio chiama peccato», richiamando i peccatori al pentimento.

Intervenendo su questo tema – al momento vera e propria spina nel fianco della Chiesa anglicana – Sarah Mullally, ha dichiarato che la questione sulla sessualità «sfida non solo la diocesi di Londra», e ha ribadito l’insegnamento tradizionale della Chiesa sul matrimonio. Un tale commento equilibrato è piaciuto tanto ai conservatori, che però hanno storto il naso quando, in occasione della conferenza stampa tenuta lunedì alla cattedrale di St. Paul, la vescova Mullally ha detto: «Sono consapevole che accogliere la nomina di una donna a vescovo può essere difficile, e sono molto rispettosa verso coloro che per ragioni teologiche non possono accettare il mio ruolo di prete o di vescova. Tuttavia», ha aggiunto «le chiese devono rappresentare le comunità che servono, incluse le donne, le minoranze nere ed etniche e le persone disabili».

«Londra – ha proseguito Mullally – è una città multiculturale, multireligiosa e aperta a tutti. Sarò la vescova non solo di Londra ma per Londra, per coloro che hanno fede e per coloro che non ce l’hanno».

Non avrà vita facile la vescova di Londra, contesa tra conservatori e liberali. Per il momento le auguriamo buon lavoro e invochiamo su di lei tante benedizioni del Signore.