«Suicidi e sovraffollamento, le piaghe del carcere che il governo ignora»

Nuovo allarme lanciato dall’associazione Antigone che si occupa di giustizia penale

Il mese di dicembre si è aperto con due notizie sul fronte carcerario. La prima è che il numero delle persone detenute in Italia ha superato nuovamente la soglia dei 60.000. Era da prima della pandemia di Covid-19 che ciò non accadeva. Per la precisione, le persone in carcere sono 60.116, al netto dei circa 48.000 posti realmente disponibili. Il tasso di affollamento è di oltre il 125%.

Oltre al numero totale delle persone recluse, «quello preoccupa è il tasso di crescita, che nell’ultimo anno è stato del 7%, con un’impennata specialmente negli ultimi tre mesi – afferma Patrizio Gonnella, presidente dell’ associazione Antigone, che dal 1991 si occupa di giustizia penale, carceri, diritti umani e prevenzione della tortura- . Se la popolazione detenuta dovesse continuare a crescere con questo ritmo, tra un anno saremo oltre le 67.000 presenze, come ai tempi della condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Tempi che furono difficilissimi sia per la popolazione detenuta che per il personale delle nostre carceri, su cui viene scaricata la fatica quotidiana di gestire questi numeri».

La seconda notizia è quella dei suicidi, due, entrambi avvenuti l’8 dicembre. Il totale del 2023 è di 66 persone che si sono tolte la vita in carcere, il terzo dato più alto mai registrato da quando Ristretti Orizzonti tiene questa statistica (dal 1992). Anche quest’anno, in carcere, ci si è suicidati al ritmo impressionante di una persona ogni 5 giorni. I più giovani, tre persone, avevano 21 anni. Il più anziano, 65.

«A fronte di queste notizie, e questi dati drammatici, – conclude Gonnella – non si vede da parte del governo e del ministro della Giustizia Carlo Nordio una progettualità diretta a innovare, umanizzare, migliorare le condizioni di detenzione mentre, invece, grande attivismo c’è stato nell’utilizzare lo strumento penale a scopo populistico ed elettorale, con nuovi reati e inasprimenti di pene (norme anti-rave, decreto Caivano, pacchetto sicurezza) che, se non avranno alcun effetto di prevenzione dei comportamenti criminosi, contribuiranno a riportare il carcere a livelli drammatici di vita interna, sia per le persone detenute che per il personale».