
Pakistan. Abuso delle leggi sulla blasfemia
Un nuovo rapporto di Human Rights Watch denuncia che le accuse – molto spesso infondate – sono utilizzate per allontanare le minoranze religiose dalle loro case e attività
Un nuovo rapporto di Human Rights Watch (HRW) ha lanciato l’allarme sul diffuso abuso delle leggi sulla blasfemia in Pakistan: individui potenti le userebbero come strumento di ricatto, soprattutto contro le minoranze religiose.
Intitolato “Una cospirazione per accaparrarsi la terra: sfruttare le leggi sulla blasfemia in Pakistan a scopo di ricatto e profitto», il rapporto di 29 pagine descrive in dettaglio come le accuse di blasfemia – spesso mosse senza prove e senza un giusto processo – siano diventate una tattica per allontanare le comunità emarginate, in particolare le minoranze religiose, dalle loro case e attività.
HRW afferma che le accuse sono spesso seguite da violenti attacchi di massa, che raramente vengono indagati o perseguiti dalle autorità.
«La mancata persecuzione dei responsabili di istigazione e aggressioni in passato ha incoraggiato coloro che usano queste leggi per estorcere e ricattare in nome della religione», ha affermato Patricia Gossman, direttrice associata di HRW per l’Asia. «Il governo pakistano dovrebbe riformare urgentemente le sue leggi sulla blasfemia per impedire che vengano usate come arma per ricattare gli avversari, regolare conti personali e attaccare le comunità emarginate».
Sebbene legalmente classificate come reato capitale, le leggi pakistane sulla blasfemia non hanno mai portato a esecuzioni capitali. Tuttavia, la semplice accusa può sfociare in violenze di massa mortali.
Tra le tendenze più inquietanti documentate c’è l’uso di accuse di blasfemia come leva nelle controversie fondiarie. Molti gruppi minoritari in Pakistan vivono in alloggi informali, privi di titoli legali. Questo li rende particolarmente vulnerabili costringendoli a fuggire sotto la minaccia di violenza.
Il rapporto di HRW include testimonianze di persone prese di mira dalla legge, insieme a interviste con avvocati, giudici, polizia e attivisti di diverse città pakistane, tra cui Lahore, Kasur e Islamabad.
Il rapporto afferma che, sebbene cristiani e ahmadi siano spesso presi di mira, i pakistani di ogni estrazione sono a rischio e persino i religiosi musulmani hanno dovuto affrontare accuse.
Secondo l’avvocato Mian Yasir, che difende casi di blasfemia da oltre 10 anni, la maggior parte delle accuse è radicata in faide personali o interessi economici.
HRW esorta il Pakistan ad abrogare o riformare radicalmente le sue leggi sulla blasfemia, a rilasciare i detenuti con accuse infondate e a perseguire i responsabili di violenza e istigazione.
L’organizzazione internazionale ha inoltre chiesto garanzie per proteggere gli sfollati dal sequestro illegale dei loro beni. La direttrice Gossman ha dichiarato: «L’indifferenza del governo pakistano nei confronti degli abusi previsti dalla legge sulla blasfemia e della violenza che essa provoca è discriminatoria e viola i diritti alle libertà fondamentali. Il fatto che le autorità non riescano a garantire la giustizia nei confronti dei responsabili delle violenze contro le minoranze religiose non fa che incoraggiare gli estremisti e rafforzare la paura e l’insicurezza tra tutte le minoranze».
Nella World Watch List del 2025, stilata dall’organizzazione cristiana Open Doors, il Pakistan è stato inserito all’ottavo posto tra i paesi più pericolosi per i cristiani.